sempre vedendo, e trovando ciltà e castella 658, dove sono genti
idolatre, e hanno seta in gran copia, della quale fanno gran
mercanzie, si truova la città di Unguem, dove si fa gran copia di
zucchero 659, che si manda alla città di Cambalìi perla corte
del Gran Can. E prima che questa citta fosse sotto il Gran
Can, sapevano quelle genti far il zucchero bello, ma lo facevano
bollire schiumandolo^ e dapoi raffreddato rimaneva una pasta nera. Ma venuta all’obbedienza del Gran Can si truovorno nella
corte alcuni uomini di Babilonia, che andati in questa città glinsegnorno ad affinarlo con cenere di certi alberi.
C A P. LXXVI.
Della città di Cangia.
Passando avanti per miglia quindici si truova la città di
Cangiu 6Go, la qual7 è del reame di Conca, ch’è uno delli nove
miglia geografiche da Kien-ning-fn disianza che concorda con le tre giornate rammentate dal Polo,
G58. Cittìi e castella. U Martini dice del territorio di Kien-ning-fu (A;!, p
). » Il y a par tout des vicoques, et des bourgs pour y recevoir ceux, qui passeri^
et y vontloger ».
659. Copia di zucchero(V. t. I. p. 147’ n>)• >y huccivitate est copia multa?
omnium quae necessaria sunt humanae vitae, nani tres librae, et octo unc’ae
zuchari habentur minori dimidio grosso » (B. Odor. Hist. p.65). Sembra che i
raffinatori di zucchero di Babilonia fossero molto rinomati. Fia le spezierie numera il Balducci Pegolotti lo zucchero candì di Bambillonia o del Caiio, e non già
Buldacra oBagadud. 11 Soldano d’Egitto leceva gran mercatura di zucchero secondo Mirin Sanudo (Gcst. Dei per Frane, t. II. p. 28. 629.). Leone Affricano parla
d’una celebre raffineria che esisteva a Derotte sul Nilo: » hanno una grandissima
9 stanza, la quale pare un castello, in cui sono i torcoli, e le caldaje dove fanno e
cuocono Io zucchero.- mai ho veduto altrove, tanto numero di lavoranti di colà, e
intesi da un ministro della comunità che si spende per ciascun giorno nei detti
circa a dugento saraffi (Ram. Nav. t. I. p. go).
660. Ca/igiu. Parrebbe che il Polo intendesse di parlure della ciltà di Chantchèu o Tchan- tcheu che è 1> terza del Fokien. Tanto più che ivi è un fiume detto
Chang, sulle rive del quale è fabbricata In città, che è di grandissimo traffico, e tale
da fare parere che siavi una continua fiera di meici Cinesi e straniere. Detto fiume
ha foce non multo lontano dal porto di /.aitati, e sbocca nel golfo ove è il celebre
poito d’Hiatnucn o d’Entui (Mart. All. p. i52), che anche verso la metà del secolo
caduto LdtvA la maggior porte dei traffici che fa oggidì Canton (Du Hald. t. I
p. 160 J. Le navi risalgono il fiume favorite dalle maree sino alla città ( Mavì. I. c.)•
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