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tanta abbondanza, che se il Gran Gan lasciasse, che ciascun ne pigliasse, veniriauo in vii prezzo. Ma senza sua licenza, non si possono pescare. V’ è similmente un monte, nel quale si truova la miniera delle pietre dette turchese che non si lasciano cavar senza il voler del detto Gran Gan. Quivi gli abitanti di questa provincia hanno un costume vergognoso e vituperoso, che non si reputano a villania se quelli, che passano per quella contrada giacciono con le loro mogli, figliuole, o sorelle. E per questo, come giuugono forestieri, ciascuno cerca di menarseli a casa, dove giunti consegnano tutte le loro donne in sua balìa, e si dipartono lasciando quelli come padroni; e le donne attaccano subito sopra la porta un segnale, nè quello muovono, se non quando si partono, acciocchè i loro mariti possino ritornarsene. E questo fanno gli abitanti per onorificenza de’ loro idoli, credendo con questa umanità e benignità usata verso detti forestieri di meritare la grazia de7 loro idoli, e che li concedino abbondanza di tutti i frutti della terra. La loro moneta 445 è di tal maniera, che fanno verghe d’oro, e le pesano, e secondo ch’ è il peso della verghetta, così vaglio444- Pietre dette turchese. Il Martini (p. 196) e il Duhaldo (t. I. p.246) dicono che nel distretto di Tchu-kien%-fu sonovi montagne, da cui si ricava i azzurro, o il lapis lazzuli, ed altra pietra d’un bellissimo verde. 445. La loro moneta. 11 Duhaldo trattò della moneta Cinese dietro la scorta d’uno scrittore di quelle genti, di cui gl’inviò l’estratto il P. Entrecolles. Ha dato anche un rame ove si vedono incise le più singolari di esse (t. II. p. 168). Oggidì non sonovi in corso che due metalli come moneta, l’argento e il rame: l’oro è mercanzia. L’argento non è coniato ma spendesi a peso, e tagliasi quando occorre per pareggiare il valore delle compre. I Cinesi per quanto riconoscano quanto sia utile la moneta coniata, non osano introdurla per timore dei monetarj falsi. La moneta di rame è coniata con impronta d’alcuni caratteri: si battono danari forati in mezzo, infilati a cordoncini di cento l’uno, uniti a mazzetti di mille. Sono tanto abili i Cinesi, che gli falsificano nelle fila con cartone colorito. Dieci denari fanno un soldo, dieci soldi sono il decimo dello scudo detto Leang e dai Portoghesi Tael, che vale circa cinque lire e cinque sesti di moneta toscana. 11 trattato sulle monete cinesi comunicato al Duhaldo, fa menzione di diverse monete che ebbero corso nella Cina in varj tempi. Si uso l’oro a peso, come oggidì l’argento (e ciò conferma l’asserzione del Polo). Fu in uso moneta di stagno, di piombo, di ferro, e alcun tempo anche moneta di terra sigillata, ma non è fatta menzione di moneta di sale. Vi è fatta menzione dell’uso di valersi per moneta minuta delle conchigliette dette nel Bengala Cori e dai Cinesi Pau e che il Polo posteriormente rammenta (DuhaL ibid. p. i63).