sarie. In capo delle quali giornate si comincia pur a veder qualche castello e borghi, che sono fabbricati sopra dirupi, e sommità de’monti, e s’entra in paese abitalo e coltivato, dove non
v’è più pericolo d animali salvatichi.
Gii abitanti di quei luoghi hanno una vergognosa consuetudine ’29 messagli nel capo dalla cecità dell’idolatrìa, che ninno
vuol pigliar moglie, che sia vergine, ma vogliono,, che prima
sia stata conosciuta da qualche uomo, dicendo, che questo piace
alli loro idoli. E però come passa qualche carovana di mercanti, e che mettono le tende per alloggiare, le madri, eh hanno
le figliuole da maritare, le conducono subito fino alle tende,
pregando i mercanti, a ragatta una dell altra, che vogliauo pigliar la sua figliuola, e tenersela a suo buon piacere fino che
stanno quivi, e così le giovani, che più gli aggrada vengono
elette dalli mercantic 1 altre tornano a casa dolenti. Queste
dimorano con li detti lino al suo partire, e poi le consegnano alle
lor madri, nè mai per cosa al mondo le menerebbono via. Ma
sono obbligati a farli qualche presente di gioje, anelletli, ovvero
qualche altro segnale, qual portano a casa. E quando si maritano portano al collo, ovvero addosso tutti li detti presenti. e
quella, che ne ha più, viene reputata esser stata più apprezzata
dalle’ persone, e per questo sono richieste più volentieri da’giovani per moglie, nè più degna dote possono dare a’mariti, che
li molti presenti ricevuti, riputandosi quelli per gran gloria e
laude, e nelle solennità delle loro nozze li mostrano a tutti. E
li mariti, le tengono più care, dicendo, che li lor idoli 1 hanno
fatte più graziose appresso gli uomini. E indi innanzi, non è
Vergognosa consuetudine. Di tale vergognosa consuetudine come sussistente nel regno di J’chern-la si parla nella Relazione dei popoli tributai]
di lla Cina tradotta dal F. Amiot (Mem. Concer. Ics Chin. t. XIV. p. ió); ed
altresi nell’Yun-nan: anticamente dice il Martini ivi niuno sposava ragazza
•>f prima non era «tata conosciuta da altro, tali sono ei.soggiunge le parole
>1ì-I nostro Cinese scrittore (All. p.). è abolita oggidì nel l’ibet, anzi dice
il Giorgi: •» foeminaiuin cultus, habitus, et mores ad omnis modestia« lcgern
compositi sunt. Choreas agunt viri, ac foeininac separatili!, sed viiis curri foe■ minia numquam v (Alph. l’hib. p. 4’’7). Tanto anche gl’idolatri si studiano
di ricondurre alla morigeratezza i loro popoli. Toc’ a al marito il punire l’adultera, la Ir’r’xc punisce I’ adultero; » nulla in pen antem focniiiiam coustitui’ tur piM-na, si cum ea nuritus ha hi tare consentili» r (ibid. p. /»Sg) (Ved.
t. I. p. lofi nota).
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