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perchè Mangi Can la distrusse, al tempo suo pei- la guerra, dall’Indie detto Unchien. Posteriormente i Tibetani trassero dall’Indie i libri di quella setta, e incominciarono a inviarvi dei loro per apparare la lingua Bramanica ad oggetto di traslatargli nella loro tavella. Sembra che l’opinione che il nume trapassi dall’uno a l’altro Gran Lama si stabilisse verso il 1100, o in qual torno. Che fosse recente, e poco accreditata nel Secolo posteriore, pare che lo confermi il silenzio del Polo intorno a questa strana credenza. Anzi il P. Amiot dice che la Sovranità del Gran Lama, e la gerarchia sacerdotale che vi si ravvisa stabilita ojjgidi ebbe principio ai tempi di Cubici Cau (.Mem. sur les C.nn. t. XIV. p. i?.(j). Allorchè i Mugolìi invasero il Tibet era travagliato da crudeli guerre civili (Georg. Alph.Thib.p.2y(S e seg.ì. Cublai Lari sottomesse il Tibet, lo div.se in varj di parli menti o provincie. Il principale di quei dipartimenti era quello detto Ussè-Haug che è il pili ferace, e di clima più temperato,, ove è Lassa che n’è tuttora la capitale. Cublai a un dei loro Homi, o regalati, detto Passera accordò il titolo di principe 7 e perciò potè avere proprio sigillo, e propria giudicatura. Gli fu concesso il titolo di maestro, o istitutore deli’lmperadme, di dottore dell’Impero, di capo della legge, ed ebbe il titolo di Lang, o re tributario. I successori di lui ebbero gran titoli, ma sempre come dipendenti dall’imperadore della Cina (Lett.Edif.l.c.). Sonovi non pochi oggidì, e fra questi il P. Giorgi^che opinano che i riti Tibetani vi fossero propagati dai Manichei, e che quel culto sia uno scisma di quella pestifera setta. Ma per quanto con nv Ila dottrina, questo dotto scrittore, sostenga tale opinione, panni che sia da considerare come una mera e lieve congettura. Ma siccome e fuor di dubbio che vi penetrò il Cristianesimo, non è irragionevole il credere che mrdti riti esteriori dei Cristiani ¡Tibetani conservassero nei loro errori. Poco è stato scritto inforno a questo paese: alcune relazioni del P. Pinna pubblicate in Roma: altre dei Gemiti Greober, Dorville, Desideri (Hisfc.Gen. des Voy.t.YIL p.to3): una memoria sul i’ibet compresa nella raccolta delle Letteie Eiificanti, e di cui ci siamo valsuti. Posteriormente visitarono parte della contrada gl’inglesi Jlof.de e Turner, che vi furono inviali dal Governo del Bengala, i quali scrissero i I to viaggi. Una descrizione del Tibet traila dalia relazione ilei Lama I isigutani fu pubblicata in Parigi tradotta di Reully (Par.1808 in 8). L’opera la piti dotta intorno all’ArgomenLo è l’alfabeto Tibetano del P. Giorgi fl\oin.iy(>2 t. II. l\.n) thè non va esente da divisamenti sistematici, e che desta il desiderio di rodervi meglio ordinata la 1 i< < • i suppellettile di materiali che contiene. Il grand’imperale della Cina Kartg ~ h< re-’ «’• un gran servizio alla geografia di quelle contrade. Li inviò due Lama nel Tibet per discoprire le sorgenti del Gange, e costruire la carta «lei pai se. Si valse dei materiali da loro recati il P.Re-is per costruire l’aliante tibetano che p.»i riformò l’Auville, e con ossei’/azioni geografiche e storiche pubblicò il Duhaldo. I due Lama giunsero fino al monte Keittaissa ove hanno origine i due fiumi dnngfi, e 7’sarn/ru. Il primo come ognun sa ha foce nel Golfo ili /Jenxn/it, l’altro corre verso.-Ivi. Perciò questa montagna ileo essere una delle più alti- «lei libri, paese che per alcune o’vrv.i/ioni fatte dagli Inglesi contiene monti più alti del Chimboraco (/uri. Dia•ert. t. |. p.i/|5). Reputo che molto meglio possa farsi per perfezionare la «.irta del l ibet, redatta dai Lama Cinedi «• che lui servilo all Atlante t ibetano dell’ Aiutile. La carta generai«? è a mio avviso la pi 11 pregevole di quell" Atlante. 427. Mangi Curi la distrusse. Il Deguignes da un cenno di «questo fatto.