C A P. XXXV.
De confini, che sono nel Calujo e Mangi.
Partendosi di questo palagio di Mangalù, si cammina tre
giornate per ponente, trovandosi di continuo molte città, e castella, nelle quali gli abitanti vivono di mercanzie, e d’arti. E
hanno seta abbondantemente, e in capo di tre giornate si truova
una regione piena di gran monti, e valli, che sono nella provincia
di Cunchin^16, e sono quei monti, e valli piene di genti, ch’adorano gV idoli, e lavorano la terra. Vivono di cacciagioni, perchè
quivi sono molti boschi, e molte bestie salvatiche, cioè leoni,
orsi, lupi cervieri, daini, caprioli, cervi, e molti altri animali,
dalli quali conseguiscono grande utilità. E questa regione s estende per venti giornate, camminando sempre per monti, valli e
boschi,, e trovando di continuo città, nelle quali comodamente
alloggiano i viandanti. E poichè s è cavalcato le dette giornate
verso ponente, si truova una provincia nominata Achbalucli Mangi^’7, che vuol dire, città bianca de’ confini di Mangi, la qual’è
416. Chunchum, ma più correttamente il nostro Testo Chun- chin. Il
Polo a piccola distanza da Hang - tchong -fu lasciò la parte montuosa della
provincia di Chen-si, ed entro nel Se-tchuen. Il paese detto da lui Chun-chin è
chiaramente il territorio della città di Chun-ching, che è capitale del terzo dipartimento di detta provincia (Hist. Gen. de la Chin. t. XII. p. 111). Secondo
il P- Martini non mancano montagne in quel territorio (ibid. p. 82). Sembra che parli del territorio, e non della città, perchè questa non era sul suo
cammino. Può congetturarsi che ei proseguisse il viaggio per tre giornate
lungo uno dei confluenti del (lume Man (ino a Tsi-poan-ijuan, ove s imbattè in
paese popolato. Valutando i giri del fiume nella carta del Chen-si, evvi un grado di distanza dall’un luogo, all’altro.
417. Achbaluch Mangi. Molto oscuro è questo capitolo. Il Marsden (not. 783)
reputa esatta l’interpretazione data dal Polo a queste due voci, nel riflesso che
nella favella Tartara Ualigìt significa città, ach bianco. Con ragione nota le voci
non essere Cinesi. Osserva che sulle rive del Kta/ig, nella carta del Se-tchuen
dei Gesuiti, vi è una città detta Pei-tcheti, la quale pel suono delle vocir ma
non pei caratteri con cui si esprime, può significare citta bianca. Io azzarderei la seguente congettura. Il Polo rammenta altro luogo detto Ach Baluc,
(Lib. II. c. 28) in questa medesima provincia. Non sarebbe egli da credere che
appellassero cosi i Tartari i loro alloggiamenti stazionari, che essi ad esempio del
Romani tenevano nei confini del paese nemico per osservarlo ì L che invece di case.