bella, e mollo grande, nella quale sono molte abbazie d’idoli,
le cui genti vivono di mercanzie, e arti. Quivi si lavorano panni d’oro e di seta, e belli veli sottilissimi, e vi sono molli alloggiamenti per i viandanti. Partendosi da questa città, e andando per un miglio, si trovano due vie, una delle quali va verso
ponente, l’altra verso scirocco. Per la via di ponente si va per
la provincia del Catajo; per la via di scirocco alla provincia di
Mangi 398. E sappiate, clic dalla città di Gouza fino al regno di
Tainfu3" si cavalca per la provincia del Catajo dieci giornate,,
sempre trovando molte belle città, e castella, fornite di grandi
arti e mercanzie, trovando vigne, e campi lavorati. E di qui
si porta il vino nella provincia del Catajo, perchè in quella non
ve ne nasce. Vi sono anche molti alberi mori, che con la foglia
sua gli abitanti fanno di gran seta. Tutte quelle genti sono domestiche, per la moltitudine delle città poco discoste l’una dall’
altra, e frequentazione che fanno gli abitanti di quelle, perchè
sempre vi si truovano genti che passano, per le molte mercanzie che si portano continuamente d’una ciltà all’altra, e in
ciascuna di quelle si fanno le fiere. E in capo di cinque giornate
delle predette dieci, dicono esservi una città più bella, e maggior dell’altre, chiamata Aclibaluch 4°° ? fino alla quale, verso
conduce nelle provincie meridionali della Cina. Perciò incomincia la relazione di questo nuovo suo viaggio da Gio - gui ove si diramano le due strade, quella cioè da lui seguita nell’andare al Pegu, e quella ch’ ei segui
per recarsi a Quinsai, e si contenta di darne l’unico breve cenno, che
Pazan - fu era a mezzodì di detta città nella nuova direzione generale del
cammino che egli intraprese. À Tso - tcheu fu il Padre Fontenay per recarsi
da Pekino nel Chan-si. Anche esso conferma quanto popolata sia quella contrada (Du-Hald. t. I. p. 18).
398. Nella provincia di Mangi. Nel nostro Testo appella quel paese il
Reame delli Mangi più correttamente, perchè Ma/Uzi o Mantzu era il nome
che davano i Tartari agli abitanti e non alla contrada (V. t. I. p. 129 not.).
3(jc). Regno di Tainfu. E la provincia di Chan-si cui dà il nome della sua
capitale delta lai-j’ven-f u. Questa provincia, come vien detto nel Nomenclatore delle provincie Cinesi, che va aggiunto alla Storia Generale della Cina (t.XII.
p. 41), che ci occorrerà di citare frequentemente, è una delle provincie le meglio
coltivate, abbonda di tutte le biade eccetto il riso. Dà muschio, porlìdo, marmo,
diaspro di varj colori, lapis armeno, molto ferro, ed eccellentissime uve. Sanavi manifatture di tappeti a uso di Turchia e di Persia.
400. Achbaluch. Osserva il Marsden (n. y54) che questa ve ce è Tartara;
evidentemente, ma ingenuamente confessa non sapere ove fosse questa bandita. Imperiai^ CVediinii. nqt. 4.1S).