Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
BEL MIL.IONE XLI Genovesi scuoprirono le Canarie (li cui nel 134^>- Clemente VI. diede rinvestitura a Luigi di Spagna , signoria che non potè mai ottenere («) non recherà perciò meraviglia, se quegli arditi ed intrepidi trafficanti furono tanto solleciti di richiedere al Polo loro prigioniero la relazione dei suoi viaggi . L. L’accoglienza fatta al Veneto dal Gran Can dei Tartari, la tolleranza religiosa e civile di quel potente dominatore dell’ Asia , mossero molti per tentare fortuna a recarsi nei suoi stati (i). Alcuni Genovesi furono sino a Zaitun (&), altri a Cambalu(c); e molti Viniziani erano stati a Quinsai a tempi del B. Odorico (3). Nobile documento dei nuovi traffici degl'italiani colla Cina, dopo il ritorno dei Poli, e dell’alacrità dei Fiorentini intorno ai medesimi , è il trattato della mercatura di Francesco Balducci Pegolotti, di cui trasse copia da un Codice Riccardia- no (3) il Pagnini, che pubblicò .Fra le altre cose il Balducci discorre dell’itinerario dalla Tana al Catajo, delle monete, delle vetture, e (a) De Yit. Solit. lib. 11. Sect. vi. c. 5. (¿>) V. t. 11. not. 665 (c) Ibid.not.3i2. (t) » Ab hac, parte scilicet dominii Tartarorum usque in Indiam, ipsi merca- » tores Christiani poterunt dirigere gressus suos , cum multi sunt qui jam ivcrunt, » et redimerunt „ ( Marin Sanut. p. 23. ) (2) L’edificante tolleranza dei Tartari, si deduce dall’avere assegnata un’annua responsione ai Vescovi spediti nella Cina dal Papa (v. t. 11. not. 665. ). Il Vescovo di Zaitun,aveva una pensione dalla corte, che secondo il computo dei Genovesi, equivaleva a loo. fiorini annui. E chiaro da ciò,che i Genovesi frequentavano quel porto , e che vi giungevano per la via dell’ Indie. Un trafficante Italiano, detto Pietro di Lucolungo comprò al monte Corvino il terreno per fabbricare una Chiesa in Catnbalu ( Waldding. Ann. t. ti. p. 71. ). Un Lombardo probabilmente Paterino ( v. t. 1. p.63. not.) rammenta il ¡Monte Corvino, che calunniava la Corte Romana in Cambalu. Dice il B. Odorico: ,, arrivammo in una città maravigliosa detta Quinsai. p Questa citta è la maggiore che sia in tutto il mondo ,e si grande che appena ar- » disco dirlo . Ma ho ben trovato a Venezia assai persone , che vi sono state » ( Ram. Nav. t. 11. p. 255. A. ). Sappiamo dalla lettera citata di sopra del Monte Corvino, la via che facevano gl’italiani per giungere al Catajo; „ De via notifico quod 9 per terram Gothorum, Imperatoris Aquilonarium Tartarorum, est brevior et se- » curior, ita quod cum nunciis quinque vel sex menses poterunt pervenire Parla di altra via, che poteva farsi passando per T Indie; ma dice che pei giungere a Cambalu per quella bastavano appena due anni . (3) Questo trattato è stampato nel Volume III. dell’ opera del Pagnini, che ha per titolo Della Decima e delle altre gravezze, pubblicata in Firenze colla falsa data di Lucca e di Lisbona, opera che s’incominciò a tenersi nel conto che merita solo molti anni dopo che vide la luce . lo feci ricerca di questo Codic» nella Riccardiana , ma è andato perduto . Stor. del Milion. r. J. f XLII STORIA