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DEL MILIONE XXI lo più verisimile sia l’asserzione del Ramusio, vien dimostrato dal soprannome di Milione dato non solo al Polo , ma alla relazione dei suoi viaggi, che per attestazione dell'Acqui, testé allegato, il viaggiatore intitolò: « Il libro delle cose mirabili da lui vedute « (i). Nè applicabile al libro era il titolo di Milione, se a Marco dato lo avessero per la ricchezza. E che l’opera intitolata fosse Milione, sino dal suo apparire, si deduce dagli allegati passi del Villani e dell Aqui. E giovi il riflettere , che un tal soprannome derivandolo dai computi delle ricchezze del Catajo e del Gran Can, si adattava inolio bene al relatore ed alla relazione, ove erano riputate le cose dette verbalmente da lui, credute esagerate di troppo . XXVII. E trasportandosi ai tempi in cui visse, non dee recar meraviglia, che ne sembrassero esagerati i racconti, e che si sentisse trascinato ad esaltare ciò che vidde, se ei comparava la povertà degl’ Im- peradori di Alemagna, e dei Regi di Francia, monarchi in allora i più polenti d Europa, coll opulenza e potere del magnifico Gublai Can, signore della Tartarìa, della Cina , e di parte dell’India . Se comparava la ristrettezza europea alla ricchezza asiatica, dovea sentirsi proclive ad esaltare con enfasi le cose da lui vedute, enfasi atta a procacciargli la taccia d esageratore, e di mendace. XXVIII. Non bastò a lavare da tali accuse il Polo, nè la solenne testimonianza dell’ Aqui (a), nè quella di Fra Pipino, il quale dichiara, che sebbene ei racconti molte cose inaudite ed insolite, e da parere incredibili, fu tuttavia un uomo savio, prudente, devoto, ed ornato di onesti costumi, come affermavanlo tutti coloro che lo conobbero familiarmente. Che Niccolò suo padre, uomo di tanta sapienza, raccontava tutte queste medesime cose: e che il suo zio Matteo, uomo provetto, devoto, e savio, in fine di morte nel tenerne familiare colloquio col suo confessore , asserì che il libro di Marco era in tutto veridico ([b). XXIX. Trae origine l’ingiusta critica da più impure sorgenti: dall’ignoranza del censore, e per lo più dal poco o niuno studio ch ei fece dell’opera del censurato. Infatti molti che godono fama di letterati, non hanno fatta un intera lettura della Divina Commedia, nè perciò s’astengono dal darne giudicio. Moltissimi discorsero del Milione, ma pochi il lessero per intero, molti meno furono coloro che il me* {a) Not. Supr. (A) Cod. Ricc. Proem. (i) Nel testo che pubblichiamo è intitolata l’Opera: „ Libro delle condizio- n ni e provincie del Mondo. „ Nel Riccardiano : ,, Incipit hber Domini Marchi ,, PauIì de Veuetiis de mirabilibus ori«ntalium reyionum XXII STORIA