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DEL MILIONE XI vesse la relazione ile’suoi viaggi in viniziano, ma non già allorché era in Genova prigioniero, mentre se ciò ei avesse voluto fare, perchè avreb- bela dettata , come lo affermano tutti i testi, piut tosto che scritta nell’ estrarla dai suoi memoriali ? Un tal riflesso manifesta che per 1’ intelligenza dei Genovesi, ei la dettasse in linguaggio , che eragli più familiare al parlare die allo scrivere? E ciò essendo non lo dettò in viniziano, poiché , niuno oserà sospettare che ei non lo scrivesse , quando esso afferma che scriveva quattro asiatiche lingue (a), nè in altra l'avelia è da supporre che fossero distesi i suoi memoriali . XVI. È da avvertire, che i Genovesi in quelle età non scrivevano probabilmente il loro dialetto. I poeti della parte settentrionale dell Italia, e 1 Liguri principalmente usarono il Provenzale nei loro componimenti , perchè come osservalo il chiarissimo Storico della nostra letteratura, nel secolo xm. non era ancora la lingua Italiana ( se se ne eccettui il volgar Fiorentino) troppo elegante e vezzosa, perchè non ancor ben formata, come eralo da lungo tempo la Provenzale, ed è perciò che anche in Italia 1 anteponevano alla natia loro lingua (li) . JNè solo il Provenzale, ma anche il Francese anteponevano ai dialetti volgari. Anzi era l'ultimo tanto in usanza in quel secolo, che in esso Brunetto il suo Tesoro dettò (ì), Aitone Armeno, recitò in Francese il suo libro dei fatti dei Tartari , lingua che apparò in Cipri alla Corte dei Lusignani (c). Bernardo Tesoriere scrisse la Storia di Terra Santa in quel linguaggio, che voltò in latino il traduttore del Polo fra Pipino (r/). Ai tempi delle Crociate introdussero l’uso della loro favellai Francesi in Palestina, ove tanto luminosamente primeggiarono: e la medesima fu usata dai Cro- cesignati in Oriente,a preferenza delle altre favelle Europee, come è dal Fauchet affermato (e). Franca chiamasi anche oggidi quella corrotta loquela che usano i mercatanti Cristiani coi natii negli scali di Levante. Opino pertanto, che in questa favella appunto, che il Polo apparò nella lunga dimora che ei fece nella Palestina, e nell’Armenia Minore dettasse la relazione del suo viaggio . XVII. Che 1 antichissimo testo a penna che pubblichiamo, e di (a) t. li. n. 25. (b) Tirah. t. iv. lib. iitV c. 2. (c) Ram. Nav. t. il. p. 6l* (d) Tirab. t. v. c. ti. $. 7. (e) Oeuy. Par. 1610. p.554. (lì ,,E se alcuno domandasse, ei dice , perché questo libro è scritto in lingua ,, francese poiché noi siamo d’Italia? Io gli risponderei che ciò è per due cose. L’una ,, perché noi siamo in Francia, e l'altra, percioc ché la parlatura Franc ese è più dilcl— ,, tevolee più comune di tutti gli altri linguaggi Non sarà agevolmente concedu- „ to che jl francese fosse più dilettevole del Toscano, ma più usato è certissimo. XII STORIA