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STORIA DEL MILIONE I. X anta è la celebrità di Marco Polo da parecchi secoli inpoi, che in me si destò maraviglia non poca, nel riflettere che avevano veduta la luce alcuni Testi di Lingua di poco o niun conto, e che tuttora restasse inedito il Milione ( che cosi s'appella la relazione dei suoi viaggi ) quel Testo appunto che fu dagli Accademici della Crusca citato. Nè minor sorpresa recavami, che mentre tanti s’invaghirono di emendare quello scritto, dietro la scorta delle più autorevoli copie dell’ opera, si fosse lasciata nell’ oblìo quell’una, eh’è più delle altre autorevole, e ciò maisrado il voto dei letterati che desiderio vivissimo nu- 7 O trivano di vederla pubblicata . Dovendo pertanto quanto comportalo la mia tenuità, come accademico della Crusca, giovare alla favella, parvenu di recarne un servigio alle lettere e alla lingua, coll’addossarmi il grave carico di pubblicare o d’illustrare il Milione. Dicea meco stesso in quale età più vivo, più fondato interesse può destare la relazione dello scuopritore del Catajo o della Cina che nella nostra? Nell’età in cui il potente Britanno, paga a quella contrada l’annuale volontario tributo di sei milioni di steriini, per procaccarsi la foglia d’aromatico arbusto, il di cui pregio è di dare odorosa scottatura, che per divenire grata al palato, abbisogna del congelato succo d’americana canna , la cui cultura costa la libertà a milioni d’Affricani ? E quando ciò si reca alla mente, come non rammentarsi la delicata Roma , ove al dire di Petronio Arbitro . Non vulgo nota placebant Caudia, non usa plebejo tua voluptas ? Ma lasciati tali riflessi, si para alla inente dell’amatore dell Italiana letteratura che frai pregi del Milione, evvi quello, che ne trasse il Boccaccio la novella del Veglio della Montagna («) : che nel Beato Catajo, finse il cantore dell’Orlando Innamorato, che avesse cuna quella vaghissima Angelica che die al Ferrarese Omero argomento dei più belli e magnifici episodj dell’epica italiana . II. Mi fu ancora di nonpoco eccitamento allfimpresa, la considerazione che il testo a penna, che divisava di pubblicare, è il più antico di questa opera sino a noi pervenuto, che ha l’alto pregio di essere (a) Mina. Must, del Decam. p. 2Z0. Novella di Ferondo .