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155 E in questo mare de’Cin (a)secondo che dicono li savi marinaj eh:* bene lo sanno, hae 74 >0 (0 isoledelle quali le più s’ abitano. E si vi dico clic in tutte queste isole non nasce ninno albore , che non nè vegna olore (Lcome di legno aloe, o maggiore ; e hanno ancora molte care ispezie, e di pine maniere. E in queste isole nasce il pepe bianco come neve, e del nero in grande quantità (c). Troppo è di grande vàluta l’oro, e 1 altre care cose che vi sono, (1) Sette mila quattrocento quarantotto Isole ( Cod. Ricc. e Magi. II. ) (à)Mare di Ciri. E meritevole di somma attenzione ciò che dice qui il Polo . E gli Studiosi del Milione debbono lare 1’ avvertenza, che il viaggiatore uscito dalla Cina, non si vale piti dei lumi geografici attinti dai Tartari e dai Cinesi , ma di quelli che attingeva dagli Arabi , i quali sono i soli Geografi (.he rischiarino il terzo libro dei viaggi del Polo . hi chiama il Mare che bagna la Cina il mare di Ciri o di /’sin come appellavamo gli Indiani e gli Arabi. Infatti Ebr.- Auckal padre dell’ Araba Geografia chiamalo il mare di Chin Machia dal nome della contrada ( p. 5. ). Il Geografo Nubiense chiamalo il mare di Sin ( p. 36.) che incominciando dal mare Oceano ( dee sottintendersi l’Indiano),dopo avere bagnate le terre di Jagog e ili Alngog con- giungevasi col mare delle tenebre. Abul- feda parlando dell’ Oceano Orientale dice : „ hoc mare nomina sortitili- a » gentibus quas alluit . Sic ora eius » orientalis appellatur mare Sinense , » quia terrae Sineusis sunt super ejus » htore».( Abulf: Geog. p. 141YL0 che ripete il nostro » Or sappiate che questo » mare si chiama lo mare* di Cin , che » vale a dire lo mare che è contro li » Magi ». Dunque è chiaro ch’erangli nftti quei popoli sotto nome di Sini , Tsirii. o Cittì , e che tanto suonava per ’esso Mangi , o Manzi quanto Sini : ma che i Sini < hiamó Mantzi o Mantzu secondo la costumanza dei Tal tari, che diedero loro quel soprannome per dispregio come lo avverti M.igaellancs ( p. 7 ) . E tanto suona per un Veneziano Afangi che Alantzi, essendo loro abitudine di pronunciare il G come la '/. . (¿») Olore voce antica derivala «lai verbi Olire , e u/orare sanificanti tramandare odore . ( Vit. di Barlaant ). » Uo » olore ne usci fuori si soave, che quel- » li che là erarto , ne furono tutti ripie- » ni ». .(o) Il Pepe è una pianta scandente come la vile. Esattamente c diffusamente ne à trattato Marsden(llist. de Sinuati’. t. I. p 5oo. e seg. )IIa il tronco legnoso, la foglia verde scura cordiforme e appuntata di sapore non pungente . 11 fiore à piccolo e bianco. Il frutto viene a grappoli come quelli del Ribes,ma più allungati e meno pieghevoli, matura in quattro a cinque mesi . La bacca o granello e verde da primo , maturo di color rosso vivissimo . Per non perdere della raccolta, appena alcuna bacca è matura si coglie, si pone il grappolo a seccare in aje unite, o sopra stoie . Secco prende il granello il color nero. 11 pepe più maturo è il meno grinzoso . Le terre grasse del piano non soggette à inondazioni sono le più adattate per tale cultura. Se ne fanno delle piantate regolari a tre braccia di distanza da una pianta all’ altra . Accanto si pone un arbusto chiamato da Marsden Chinkareen , il quale ofTre amichevole sostegno a due piante,come l’olmo alla vite . S’ inalba , merce 1’ appoggio,sino a sei braccia d’altezza. Moltiplicasi il pepe per abbarbati e per ri- colchi . Porta frutto dopo tre anni , coglisi il quarto, dura venti anni . Mille piante di pepe danno d’ordinario 4°°- libbre di frutto.ISuinatrani ne distinguono di tre specie , che danno il granello di diverse grandezze . Crede il Polo, come Io hanno creduto gli Europei tre secoli dopo di osso,che il pepe bianco fosse una Vi rietà della specie. Si sa oggidì,che non è che il pepe nero messo a macero indi sbucciato. Il Pepe dà duo raccolte inSet- tembre e in Marzo. I eintemperie delle stagioni ritardano talvolta le raccolte.

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