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XVI VITI altro mai della fama d’ un tanto concittadino. Ei racconta che avvenne ai Poli, come ad Ulisse dopo i suoi lunghi errori. Questi gentiluomini assenti da tanti anni, non furono riconosciuti da alcuno dei lor parenti, cli-e repulavangli morti, come corsa ne era la fama . I lunghi disagi , gli anni, avevano i loro lineamenti alterati, e il volto , la loquela spiravano un non so che di tartarico. Erano grossamente vestiti, come l’usano i viaggiatori nell’Oriente, ove pericolosa è esterior splendidezza. Possedevano un bello e grandioso palagio nella contrada di San Giovan Grisostomo, che anche ai tempi del Ramusio, la Corte del Milione appel- lavasi, di cui eransi alcuni loro parenti impossessati ; ne i viaggiatori poterono persuadere loro di esser quelli che erano . Pensarono allora i Poli di procedere in guisa da essere dai congiunti loro riconosciuti , ed in uno di tornare in onore a tutta la città : ne invitarono molti a sontuoso banchetto, e comparvero in veste talare di raso cremisi, e nel dar l’acqua alle mani, se ne spogliarono, e fattala a pezzi la donarono ai servi. Cosi fecero di abbigliamenti di domasco, e di velluto dello stesso colore, di cui poscia si rivestirono. Terminata la mensa, licenziati i domestici, Marco recò le grosse vesti del viaggio, e scucitele, ne trasse rubini, zaffiri carbonchi^ diamanti, smeraldi 7 con tanta arte celati , che uiuno avrebbe potuto immaginare, che tante ricchezze avessero indosso, nè che potessero possederle, tanto strabocchevole ne era il valore, perchè ogni loro avere nel partirsi dal Gran Can permutarono in gioje,per agevolarne la sicurezza e il trasporto. L’inestimabile tesoro, le cose vedute innanzi, colsero di tal meraviglia gli astanti , che gli riconobbero veramente quelli onorati e valorosi gentiluomini di Casa Polo,che si affermavano, di che prima dubitavano, e fecero ad essi grandissimo onore e reverenza. Divulgatasi la cosa, tutta la città, si nobili, che popolani corsero alle case loro, e fecer ad essi le maggiori dimostrazioni di amorevolezza, e Maffio eh’ era il più anziano dei Poli onorarono d’una Magistratura, che a quei tempi era di molta autorità nella Repubblica ( Rainus. Nàvig. voi. il. Pref. ) (i) e Marco fu eletto del Gran Consiglio ( Alber.di Marc. Bar- baro in càlce ) , (i) Il Sig. Marsden non da gran fede a questo racconto: un tal fatto a lui sembra, che dichiari un impasto di vanità e di follìa, incoerente al carattere grave • prudente d* uomo qual si fu Marco ( Introduci, p. xix. ) Ma diverse erano le costumanze venete del secolo xnt. dalle inglesi del xix. E cosa lodata, efficace in un tempo, è vituperata e derisa in un altro . Il narrato non è in contradizione colle co- «tumanze orientali, le quali erano familiari ai Poli, e che veglian tuttora. Uso comune è in Asia di ostentare magnificenze nei festini, mutando le vesti, ed io stes»o t’ho vedute usare ad alcun ricco orientale in Europa .