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DI MARCO POLO XV tornerebbero a lui, quantunque ottuagenario, tanto della brevità e confini della vita mortale, lo rendeva immemore la sua potenza. Gli fece munire di tavole d'oro, per essere d’ogni cosa forniti, e gli dichiarò suoi ambasciatori al Papa, ai re di Francia, di Spagna, ad altri principi Cristianie nelTaccomiatare i Viniziani gli presentò riccamente di rubini e di gioie, e diè loro tanto danaro,da mantenersi colle genti del loro seguito due anni. L’illustre comitiva da Cambalù prende la volta di Siven-tcheu, ove trovò allestite quattordici grosse navi , pronte a salpare per Ormus . La giovinetta reina, non fu la sola principessa allìdata alla custodia de’Poli; Cublai inviò ad Arguii, anche una regale donzella del sangue dei Song, che per le vittorie di Bayan venne in suo potere , destinata a cambiare le ritorte tartariche, in ischiavitù di serraglio (i). Lunga, pericolosa, micidiale fu la navigazione pel mare delle Indie , in guisa che di seicento uomini che s imbarcarono, soli diciotto ne sopravvissero, mentre delle donne una sola perì. Giunti i Poli, le reine, un solo ambasciatore superstite in Ormus, seppero che Arguii era morto, che usurpatasi era la signoria Acatu , sotto colore di reggerla per Casali tìglio d’Argun, e suo nipote . Onorato accoglimento riceverono i Poli in Persia , e giunti a Te- briz capitale del reame, ebbero ordine di condurre la sposa dalle parti dell’ Arbor Solo a Cazan , che Cogatin sposò . Dimorando in Persia, seppero che Cublai era morto , e deposero ogni pensiero di tornare al Ca- tajo . Avidi dopo tanti anni di rivedere la patria, fu dal signor della Persia con non minor splendore, che dal Gran Can provveduto all’agiatezza e sicurtà del loro viaggio. Tanto cortesi e leali erano le loro maniere , che le reine nel viaggio avevanli tenuti per padri, e così gli obbedivano, e piansero amaramente nel separarsi da loro. I Viniziani presero la volta di Trebisonda, di li fecer vela per Costantinopoli, indi per Negroponte, e giunsero dopo tante fatiche e pericoli salvi in Venezia, e ne renderono a Dio grazie solenni. ( Proem. t. /. e u.) XXII. Quando il sapere era raro, gli scrittori più intenti ad ammaestrare, che a magnificar se medesimi , essendo modestia tenuta in gran conto , di se poco o nulla discorsero , e perciò molti fatti d’ uomini illustri vennero in oblivione . Così praticò Marco Polo , e delle sue posteriori vicende non fece motto nel suoMdione: ciò che ne sappiamo, in gran parte si debbe all’ illustre Giovan Batista Ramusio , tenero più che (lì Questa notizia leggesi nel Parigino ( p. i5. ) e nel nostro: ivi è detto che oltre Cugalin , ivi nomata Cogacin, affidò alla custodia dei Poli la regina Cacesia ( nome probabilmente corrotto ), figlinola del re de’ Mangi ( t. I. p. 9.): nel Parigino manca il nome di questa Principeasa.