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XIV VITA Gran Can . Tale affronto lo accese d’ardore di vendetta , e fatte allestire moìte navi,vi s’imbarcarono trenta mila guerrieri,che sciolsero le vele da Siven-tcheu nell intendimento di vendicare l’insulto. Nell’armata s’imbarcò il Polo con ispeciali commissioni: ma i Mogolli furono dagl’isolani vinti con frode ; e obbligati ad abbandonare l’isola, a Siveu-tcheu si restituirono con vergogna . ( t. //. p. i5o. not. 718. ) XX I. Nè onori, nè ricchezze, nè grazie e liducia d’ un tanto monarca , spensero amor di patria ne’Poli; Venezia non come altre repubbliche Italiane fu a’suoi figli cruda matrigna, anzi ad essi madre benigna e pia. Più fiate espressero al Gran Can il desiderio di ritornarvi, ma come far si poteva con potentissimo signore asiatico : desso tanto gli amava che 11011 sapeva da loro separarsi. Avvenne intanto che Arguii signor di Persia (1), inviò al Gran Can,di cui si riconosceva vassallo, tre ambasciatori. Era morta la reina Bolganasua moglie, la quale innanzi di morire domandò al consorte,di non accogliere nel vedovo talamo altra donna che del suo lignaggio, e per chiedere una tal donzella verniero gli ambasciatori al Gran Can, che trovata giovinetta di diciassette anni, graziosa, e avvenente del sangue di Bolgana, detta Cogatin, fermò inviarla al signor della Persia. E della scelta furono gli ambasciatori oltre misura contenti. Prenderono colla principessa la volta di Persia, per la medesima via che avevano tenuta innanzi; ma per guerre novellamente accesesi fra alcuni signori dei Tartari,era tanto malsicuro il cammino,che dopo alcuni mesi di viaggio tornarono indietro al Gran Can. Avvenne che in quel medesimo tempo era giunto dalle parti delle Indie Marco Polo, e delle contrade che visitate aveva recò molte novelle, e fra le altre cose discorse quanto sicuramente si navigava per que’ mari. Udito ciò gli ambasciatori vollero secolui abboccarsi , e nel frequentarlo, non meno che i suoi parenti, ne ebbero concetto di uomini prudenti, saggi, e pratichi di quelle navigazioni, perciò molto desiderosi furono d'averli a compagni(Cod.Parig.i. p. i3. ): ne chiesero il permesso al Gran Can, che per una tanta occasione non osò rifiutare di separarsene. E fatti alla sua presenza venire i Poli, disse loro molte graziose parole, dimostrò quanto amore portava loro, e nel permettere che accompagnassero gli ambasciatori, volle che promettessero, alcun tenpo dimorati in terra di Cristiani, ed a casa loro (1) Era secondo Abulfeda ( Histor. Muslem. t. v.p. 101.) figlio d’Aboga, figlio d’Ulagu , di Tuli, di Gengiscan . Argon fu ucciso nell’anno 1291. da Nagaiho Tolaboga,discendente anch’esso di Gengiscan,e Imperadore de Tartari Settentrionali . L’ usurpatore che il Polo appella Chiacato , chiamalo Abulfeda Carachtu , era fratello d’ Argun , e figli di esso Casan , e Charbanda .