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Babbilonia (1) venne con grande oste sopra quella contrada e facendo grande guerra. Per la qual cosa li due frati ebbero paura di andare piue innanzi, e diedero le carte e privilegi agli due fratelli, e non andarono più oltre: e andaronsene al Signore del Tempio quegli due frati.

6. come gli due fratelli vengono alla citta’ di Clemenfu (2) ove era il gran can.

Messer Niccolò, e messer Matteo, e Marco figliuolo di messer Niccolò si missono ad andare, tanto che funno giunti la ov’era il Gran Cane, ch’era in una citta che ha nome Clemenfu, cittade molto ricca, e grande. Quello che trovarono nel camino non si conta ora perocchè si contera (3) innanzi. E penarono ad andare tre anni (4); per lo mal tempo, e per gli fiumi, ch’erano grandi e di verno e di state (5), sicchè non potevono cavalcare. E quando il Gran Cane seppe che gli due fratelli venivano, egli ne menò grande gioia, e mandò loro messo incontro bene quaranta giornate, e molto furono serviti e onorati.

7. come gli due fratelli vennero (6) al gran cane.

Quando gli due fratelli, e Marco giunsero alla gran città ov’era il Gran Cane, andarono al mastro palazzo1, ov’egli era con molti baroni, e inginocchiaronsi dinanzi (7) lui, cioè al Gran Cane, e molto si umiliarono a lui2. Egli gli fece levare suso, e molto mostrò grande allegrezza, e domandò loro chi era quello giovane ch’era con loro. Disse messer Niccolò: egli è vostro uomo e mio figliuolo. Disse il Gran Cane: egli sia il bene venuto, e molto mi piace. Date ch’ebbero le carte e privilegj, che recavano dal Papa, lo Gran Cane ne fece grande allegrezza, e dimandò com’erano istati: rispuo-


(1) in Erminia (C. Magl. II.) (2) Chemensu (C. Pucc.) - (3) Più innanzi (ibid.) - (4) Annis tribus cum dimidio (C. Ricc.) - (5) Che poco poterono cavalcare (C. Magl. II.) (6) Giungono (C. Pucc.) - (7) a (C. Pucc.)

  1. La voce maestra presa nel significato di principale, fu usata da molti, e dicesi tuttora la via maestra. Ma crederei che il nostro sia stato il primo a dire maestro palazzo, per palazzo di residenza, maestra città per capitale.
  2. Umiliarsi ad alcuno per prosternarsi dinanzi ad esso, e prodigargli segni di profondo rispetto non ne allega la Crusca verun esempio. Fra Pipino tradusse: “ut autem ad regis curiam pervenerunt, ingressi ad regem praecesserunt cum reverentia maxima coram eo”. (Cod. Ricc.)