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DEL MILIONE CXXXVII
DELLA PORCELLANA DISCORSO

I. I Cinesi in fatto d’arti, non ne inventarono alcuna, esclusa la carta, di maggior pregio della Porcellana. Ma della carta si fece funesto abuso da molti, che imbrattaronla d’empietà o d’inverecondie, mentre d’innocente uso è la Porcellana, quando non sia d’allettamento all’intemperanza; o occasione di fastoso dispendio. Dissi la Porcellana ritrovato de’ Cinesi più pregievol d’ogni altro, perchè quelli che danno loro il vanto dello scuoprimento della virtù dell’ago calamitato, e della micidiale invenzione della polvere nitrica, furono i proclivi a esaltare la mezzana perspicacia di quella gente, in ciò solo ammirabile, perchè senza influsso straniero, giunse a più che mezzana civiltà, e conservò alcune preziose scintille della religione naturale, che registrò nei suoi scritti il filosofo Confucio, trapassate ai suoi discepoli, ma che malauguratamente va soffocando il mostruoso gentilesimo, che ottenebra i più degli abitatori di quella bella e ubertosa contrada.

II. A bene apporsi è d’uopo dire, che non ignorarono gli Egizj l’arte di fabbricare una rozza porcellana, ciò lo dichiarano gl’idoletti che trovansi talvolta nelle casse, o nell’interno delle Mummie, composti di pasta argillosa, cotta a gagliardo fuoco di fornace, e che veggonsi invetriati di uno smalto, o vernice di vari colori, e ornati di geroglifici dipinti o incisi1. Quel popolo celeberrimo nell’arte vetraria si volse a raffinare la figulina, ma non condusse la porcellana alla perfezione, forse per gl’infortuni, per le rivoluzioni, per lo mutamento di tanti padroni, e se se ne eccettuino i Greci e i Romani tutti ignoranti, che vi abolirono ogni industria. Infatti il consenso di tutte le genti concede

  1. Colgo l’occasione di rendere grazie distinte al chiaris. sig. Professore Ottaviano Targioni Tozzetti, il quale mi ha date bellissime notizie, relative all’argomento, e nel suo Museo mi ha fatte vedere stoviglie di porcellana singolari, che avrò luogo di rammentare; fra le altre preziose cose, ei possiede due idoletti di tal fatta, uno invetriato di smalto verde e celeste, con pannegiamento nero e geroglifici dipinti. Una rottura dell'idoletto lascia vedere la pasta argillacea di colore cenerognolo, un poco granellosa, per non essere stata diligentemente ripurgata. L’Egitto che à catene di montagne granitiche, deve abbondare dei materiali che servono a fabbricare la porcellana. L’altro idoletto è invetriato di verde del colore della patina smeraldina delle monete, con geroglifici a incavo. È evidente che gli Egizi si servivano di colori metallici.