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DEL MILIONE XCII1 voro . Se giudicarsi debbe però, da ciò eh’ ei dice delle peregrinazioni del Polo nei Saggi di studj veneti, sembra che una soverchia predi- lezione pel viaggiatore, lo portasse ad esagerare l’estensione dei suoi viaggi (i) . E ad esso sarebbe avvenuto come al viandante , che sebbene nel partire di poco diverga dalla retta via , tanto più si dilunga , quando più crede allo scotto appressarsi. Il Toaldo che aveva letta nel Milione la relazione d’ un isola , che tanto era a tramontana, che la stella polare alquanto rimaneva di poi verso il mezzodi («), calcolando che ai tempi di Marco , potesse essere quest astro cinque gradi discosto dal polo artico, giudicò che il viaggiatore potesse essersi almeno inoltrato fino agli ottanta gradi di latitudine settentrionale , e ne dedusse, essereei corso più innanzi dialcun altro navigante, prima, o poi, senza eccettuarne i recenti e famosi Inglesi navigatori, Cook, e Phipps. E avendo notato il dotto professore, che dice il Polo esservi un regno della Giava Minore, tanto a mezzodì, dal quale non solo la stella tramontana non vi si può vedere , ma nemmeno le stelle del carro , ne conchiude , che questa isola doveva appartenere alla nuova Olanda, o alla nuova Zelanda , e che perciò il Polo si dilungò trenta gradi a mezzodì dell’equatore , quanto faceva d’uopo inoltrarsi perchè si ascondessero all’osservatore le stelle del carro, e conchiude che Marco avea scorso della terra cento venti gradi in latitudine, e per lo meno altrettanti in longitudine , che vuol dire settemila dugento miglia tanto in lungo , che in largo , e in superficie cinquanta milioni di miglia quadrate, uu terzo della terra tutta. CI. Sfuggì per altro al dotto scrittore 1 osservazione, che se anche il Polo fosse salito fino ad ottanta gradi di latitudine settentrionale, non poteva vedere come ei lo narra, alquanto verso il mezzodì la stella polare, e che s’ei parlò de’ litorali settentrionali dell Asia lungo il Mare Ghiacciato, lo fece per relazione dei Tartari che andavano a cercare i girfalchi pel Gran Can , e pei signori del Levante, i quali si compiacquero di asserirgli una falsità (6) , come l’altra ,che nella così detta Regione delle Tenebre, non spuntava nè sole, nè luna, estendendo a tutto il corso dell’anno il fenomeno che per alcuni mesi vi accade (a) Lib. i. cap, xlix. (¿) T i. cap. 177. (1) Quanto si dige nel presente Capo è estratto da un operetta d- I TuaUo, che ha per titolo Saggi di Studi Veneti , Venèzia per Gaspero Storti 1782. in 8. p 17. Io non potei veder l’opera , ma fui gentilmente favorito dalchiar. Ab. Zurla che mi fece trascrivere esattamente, quanto scrisse il Toaldo intorno a questo argomento .