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VITA
DI MARCO POLO.
i. Nel secolo felice, in cui ogni cuore italiano ardeva d’illustrare la patria con opere virtuose e onorate, tutti all’uopo correvano all’armi, all’uopo alle faccende civili, ma nelle repubbliche, principalissime cure erano le arti, la navigazione, i traffici, fonti inesausti di opulenza, di potere alla beata penisola. Ne’ Comuni, giornalmente accorrevano uomini industriosi, e sagaci, dalle terre, dalle ville soggette, e a ciò fare grande stimolo era, speranza di fortuna, il permutare inopia ed oppression provinciale, in sembianze incerte di libertà e di padronanza. Venezia nel secolo duodecimo era al sommo della celebrità e della potenza, ed ivi convenivano i popolani provinciali più che altrove. Fra le molte famiglie che vi si recarono, seppe sottrarsi dall’oblio quella de’ Poli, creduti originarj di Sebenigo in Dalmazia. Verso la metà del vicolo decimoterzo era in due rami divisa, distinti in Poli da S. Geremia, e da S. Felice, dai quartieri della città, che abitavano (Zurl. Dissert. t. i. p. 42. Albero di Marc. Barb. in calce alla vita)
II. Alla casata di S. Felice pertennero Niccolò e Maffio. Argomento di non isterile curiosità sarebbe il conoscere qual’educazione ebbero uomini di poi tanto celebri, ma mancano a ciò le memorie: è da credere tuttavolta che l’avesser modesta e prudente, qual convenivasi in libera città, e che fossero in ogni util faccenda istruiti: certo egli è che si rammentano come nobili, onorati, e savi cittadini (Marc. Pol. Proem. t. ii. p. 5.)
III. Non usavasi allora nelle città italiane, viversi nell’ozio superbamente, pago ciascuno del non sudato retaggio. Ognun si studiava nell’arricchirsi d’esperienza, di ricchezze, di lumi per usarne a pro della patria. E per avvantaggiare le cose loro, i due fratelli Poli si recarono in Costantinopoli. L’imperizia, l’ignavia, la povertà di Baldovino II. avevan del tutto oscurato lo splendore della Nuova Roma. E lo squallore presente di metropoli un tempo tanto opulenta, agevolò ai Poli l’acquisto di molte preziose robe. Possessori di grandi mercatanzie, pensarono cercare altrove ventura, e tenuti insieme molti ragionamenti, risolsero passare nel Mar Maggiore per recarvi i loro capitali, e comprate molte bellissime gioje, superfluità, che la generale inopia reca a vile, fecero vela per Soldadia, ove rimasero un tempo (Proem. t. i. e ii. )
Marc. Pol. T. I. | i |