Barga fece trentacinque ischiere, lo re Alau ne fece pure trenta, perchè avea meno di gente; e ogni ischiera era da diecimila uomeni a cavallo. Lo campo era molto bello e grande, e bene faceva bisogno, che giammai non si ricorda che tanta gente s’asembiasse in su ’n un campo; e sappiate che ciascuna gente erano prodi ed arditi. Questi due signori furono amendue discesi della ischiatta di Cinghi Cane; ma poi sono divisi, che l’uno è signore del levante e l’altro del ponente. Quando furono acconci l’una parte e l’altra, e gli naccheri incominciarono a sonare da ciascuna parte, allora fu cominciata la battaglia colle saette: le saette cominciarono ad andare per l’aria tante, che tutta l’aria era piena di saette; e tante ne saettarono che piú non n’avevano. Tutto il campo era pieno d’uomeni morti e di fediti. Poi missoro mano alle ispade: quella era tale tagliata di teste e di braccia e di mani di cavalieri, che giammai tale non fu veduta nè udita; e tanti cavalieri a terra, ch’era una maraviglia a vedere da ciascuna parte; nè giammai morì tanta gente in un campo, che niuno non poteva andare per terra, se no su per gli uomeni morti e fediti. Tutto il mondo pareva sangue, che gli cavagli andavano nel sangue insino a mezza gamba. Lo romore e il pianto era sì grande di fediti ch’erano in terra, ch’era una maraviglia a udire lo dolore che facevano. E lo re Alau fece sì grande maraviglie di sua persona, che non pareva uomo, anzi pareva una tempesta; sí che il re Barga (Barca) non potè durare, anzi gli convenne alla perfine lasciare il campo, e missesi a fuggire: e lo re Alau gli seguì dietro con sua gente, tuttavia uccidendo quantunque ne giugnevano. Quando lo re Barga fu isconfitto con tutta sua gente, e il re Alau si ritornò in sul campo, e’ comandò che tutti gli morti fossero arsi, cosí gli nemici come gli amici, peroch’era loro usanza d’ardere i