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il milione 259


fermarono tutti comunemente che volevano innanzi morire con lui che vivere sanza lui, o che niuno gli venisse meno. Allora si levò un barone e disse ad Argo: — Messere, ciò che avete detto èe tutto veritá, ma sì voglio dir questo: che a me si parebbe che si mandassono ambasciadori al soldano per sapere la cagione di quello che fa e per sapere quello che vuole. E cosie fue fermato di fare. E quando egliono ebbono questo fermato, feciono due ambasciadori, che andassono al soldano ed isponessongli queste cose, come intra loro non dovea essere battaglia, percioch’erano una cosa, e che ’l soldano dovesse lasciare la terra e renderla ad Argo1. Lo soldano rispuose agli ambasciadori e disse: — Andate ad Argo, e ditegli ch’io il voglio tenere per nipote e per figliolo, sì com’io debbo, e che gli voleva dare signoria, ch’egli si venisse e che istesse sotto lui; ma non voleva che egli fosse signore. E se cosí non vuol fare, sì gli dite che si apparecchi della battaglia. — Argo, quando ebbe intesa questa novella, ebbe grande ira e disse: — 2 Non ci è da udire nulla. — Allora si mosse con sua gente, e fu giunto al campo ove doveva essere la battaglia; e, quando furono aparecchiati l’una parte e l’altra e gli istormenti cominciarono a suonare da ciascuna parte, allora si cominciò la battaglia molto forte e molto crudele da ciascuna delle parti. Argo fece il dì grandissima prodezza, egli e sua gente; ma non gli valse. Tanto fu la disaventura, che Argo si fu preso,3 e perdé allora nella battaglia del soldano. Si era uno uomo molto lussurioso, sí che si pensò di tornare alla terra, e di pigliare molte belle donne che v’erano. Allora si partio, e lasciò un suo vicaro nell’oste,4 che aveva nome Melichi (Melic), che dovesse guardare bene Argo; e cosí se ne andò alla terra, e Melichi rimase.

  1. Berl. i anbasadori desmontò al pavione..., el saludò cortesemente, e (Acomat) disse che i fosse ben vegnudi..., e uno di do anbasadori parlò in questa forma:... E ’l soldano rispose...
  2. 'Berl. — Io non voio viver nè rezer mai tera, dapuò che da mio barba se muove [con] tanta iniquitá e iniustizia, se io non farò tal vendeta che tuto el mondo ne parlerá.
  3. Berl. e Acomat fexe inferar Argon suo nevodo, e quello feva vardar con gran guarda.
  4. Berl. uno el quale nomea Melic (Fr. un gran melic).