Pagina:Polo - Il milione, Laterza, 1912.djvu/21


il milione 7

III (IX)

Come il Grande Cane donò a li due frategli la tavola de l’oro.

    Quando lo Grande Cane ebbe isposta l’ambasciata a li due frategli e al barone suo, si li diede una tavola d’oro, ove si contenea che gli messagi, in tutte parti ove andassero, li fosse fatto ciò che loro bisognasse; e quando li messagi furo apparecchiati di ciò che bisognava, presero comiato e missersi in via. Quando furo cavalcati alquanti die, lo barone ch’era co’ gli frategli non potté piú cavalcare, ch’era malato, e rimase a una cittá [ch’ha nome Alau]. Li due frategli lo lasciâro e missersi in via; e in tutte le parti ov’egli giugneano gli era fatto lo maggiore onore del mondo, per amore de la tavola: sí che gli due frategli giunsero a Laias. E sí vi dico ch’egli penâro a cavalcare tre anni; e questo venne, che non poteano cavalcare per lo malo tempo e per li fiumi ch’erano grandi.

IV (X)

Come li due frategli vennero alla cittá d’Acri.

Or si partiro da Laias, e vennero ad Acri del mese d’aprile, nell’anno1 1272, e quivi seppero che ’l papa era morto, lo quale avea nome papa Clemente. Li due frategli andâro a uno savio legato, ch’era legato per la Chiesa di Roma nelle terre d’Egitto, e era uomo di grande autoritade, e avea nome messer Odaldo (Teobaldo) da Piacenza. E quando li due frategli li dissero la cagione perchè andavano al papa, lo legato se ne diede grande

  1. Fr. 1260.