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partiremoci, e andremo alla nobile cittá di Quisai, ch’è la mastra cittá del reame delli Magi.

CXXXI (CLII)

Della cittá che si chiama Quisai (Quinsai).

Quando l’uomo si parte della cittá di Cinga (Cianghan), e’ va tre giornate per molte belle cittá e castella ricche e nobile, di grande mercatanzie e artefici; e sono idoli, e sono al Gran Cane, e hanno moneta di carte; egli hanno da vivere ciò che bisogna al corpo dell’uomo. Di capo di queste tre giornate si si truovanota la sopra nobile cittá di Quisai, che vale a dire in francesco «la cittá del cielo»: e conterovvi di sua nobiltá, peroch’ella è la piú nobile cittá del mondo e la migliore. E dirovvi di sua nobiltá, secondo che il re di questa provincia inscrisse a Baiam, che conquistò questa provincia delli Magi; e questi lo mandò a dire al Gran Cane, percioch’egli, sappiendo tanta nobiltá, nolla farebbe guastare; ed io vi conterò per ordine ciò riscrittura conteneva: e tutto è vero, peroch’io Marco il viddi poscia co’ miei occhi. La cittá di Quisai dura in giro di cento miglia, e hae dodicimila ponti di pietra; e sotto la maggiore parte di questi ponti vi potrebbe passare sotto l’arco una gran nave, e per gli altri bene mezza nave. E niuno di ciò si maravigli, percioch’ella èe tutta in acqua e cerchiata d’acqua, e