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il milione | 173 |
CXXX (CLi)
Della cittá chiamata Signi (Sugiu).
Signi (Sugiu) èe una nobile cittá, e sono idoli, e sono al Gran Cane, e moneta hanno di carte. Egli hanno seta, e vivono di mercatanzia e d’arti, e molti drappi di seta fanno, e sono ricchi mercatanti. Ella è si grande ch’ella gira sessanta miglia, e v’ha tanta gente che niuno potrebbe sapere lo numero. E si vi dico che, se fossero buoni uomeni d’arme, quegli degli Mangi, egli conquisterebbono tutto il mondo; ma egli non sono uomeni d’arme, ma sono savi mercatanti1 d’ogni cosa, e sono buoni e naturali filosafi. E sappiate che in questa cittá hae bene seimila ponti di pietra, che vi passerebbe sotto una galea; e ancora vi dico che nelle montagne di questa cittá nasce il reubarbaro e il giengiavo in grande abondanza: che per uno viniziano grosso s’avrebbe bene quaranta libbre di zenzavo fresco, ch’è molto buono. Ed ha sotto di sè sedici cittá molte grande e di grande mercatanzia e d’arti2. Or ci partiamo di Signi, e conterovvi di un’altra che ha nome Ingiú (Vugiu); e questa è lungi di Signi una giornata. Ella è molto grande e nobile; ma, perchè non ci ha nulla da ricordare, dirovvi d’un’altra c’ha nome Unghin (Vughin). Questa è grande e ricca: e sono idoli, e sono al Gran Cane, e la moneta hanno di carte. Quivi hanno abondanza d’ogni cosa, e sono mercatanti, e savi molto, e buoni artefici. Or ci partiamo di qui, e dirovvi di Cianghi (Ciangan), ch’è molto grande e bella, e hae ogni cosa come l’altre, e favisi molto zendado. Qui non ha altro da ricordare: