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166 | il milione |
CXXIV (CXLIII-CXLIV)
Della cittá ch’è chiamata Tigni (Tigiu e Tingiu: due cittá distinte).
Tigni (Tigiu) è una cittá molto bella e piacevole, non molto grande, ch’è di lungi da quella di sopra una giornata. La gente si è idola, e sono al Gran Cane: moneta hanno di carte. Qui si fa molte mercatanzie ed arti; ed havvi molte navi. Ed è verso isciloc. Quivi hae uccellagioni e cacciagioni assai; ed è presso a tre giornate al mare occeano. Qui si fa molto sale, e ’l Cane n’ha tanta rendita, ch’a pena si potrebbe credere1. Or ci partiamo di qui, e andiamo a un’altra cittá, ch’è presso ad una giornata a questa. Quando l’uomo si parte di Tigni, l’uomo vae verso isciloc una giornata, trovando castella e case assai. Di capo della giornata truova l’uomo una cittá grande e bella2, c’ha sotto di sè ventisette cittá tutte buone, ed è di gran mercatanzie3. E in questa hae uno de’ dodici baroni del signore; e messer Marco Polo signoreggiò questa cittá tre anni. Qui si fa molti arnesi d’arme e da cavalieri. E di qui ci partiamo, e dirovvi di due grandi Provincie de li Magi, che sono verso levante: e prima dell’una c’ha nome Nangi.
- ↑ Berl. * e lá si sono una zita chiamata (Tingiu), molto rica e granda e nobele. E in questa zitade el se fano tanto sail a abondanzia; de che el Gran Can ne a sí grande intrada, che apena algun poria creder s’el non vedesse. La zente della quale adora le idole, e sono soto la signoria del Gran Can.
- ↑ Berl. la quale sono chiamata Yangiu, e sono sí granda e possente, che l’ano...
- ↑ Berl. e questo perchè la sono eleta una dele dodese sedie (Fr. por un des douze sajes; Yule «sings») del Gran Can; la zente dela quale adora le idole, e non ano pecunia de carta, e sono soto la signoria del Gran Can.