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132 | il milione |
XCIX (cxv)
Della provincia di Tebet.
Appresso le cinque giornate ch’io v’ho detto, truova l’uomo una provincia che guastoe Mogut (Mongu) Cane per guerra; e v’ha molte ville e castella tutte guaste. Quivi hae canne grosse bene quattro ispanne, lunghe bene quindici passi, e1 hae dall’uno nodo all’altro bene tre palmi. E si vi dico che gli mercatanti e gli viandanti prendono di quelle canne la notte e fannole ardere nel fuoco; perchè fanno sí grande iscoppiata, che tutti gli leoni e orsi e altre bestie fiere hanno paura e fuggono, e non si accosterebbero al fuoco per cosa del mondo. E questo si fanno2 per paura di quelle bestie, che ve n’ha assai. Le canne iscoppiono, perchè si mettono verdi nel fuoco;3 e quelle si torcono e fendono per mezzo. E per questo fendere fanno tanto remore, che s’odono dalla lunga4 presso a cinque miglia di notte e piue; ed è sí terribile cosa a udire, che chi non fosse d’udirlo usato, ogni uomo n’avrebbe gran paura. E gli cavagli che non ne sono usi si spaventono sí forte, che rompono5 capresti e ogni cosa e fuggono; e questo avviene ispesse volte. E, a ciò prendere rimedio, e’ gli fanno a’ cavagli che non ne sono usi, e’ gli fanno incapestrare di tutti e quattro li piedi e fasciare gli occhi e turare gli orecchi, sí che non può fuggire quando ode questo iscoppio. E cosí campano gli uomeni, la notte, loro e le loro bestie. E quando l’uomo va per queste contrade bene venti giornate, non truova nè alberghi nè vivande, ma conviene che porti vivande per sè e per sue bestie tutte queste venti giornate, tuttavia trovando fiere pessime e bestie salvatiche, che sono molto pericolose. Poscia si truova castella e