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96 | il milione |
che guardano la terra. E sappiate che le rughe della cittá sono sí ritte, che l’una porta vede l’altra: e di tutte quante incontra cosí. Nella terra ha molti palagi; e nel mezzo n’hae uno, ov’è suso una campana molto grande, che suona la sera tre volte, che niuno non puote poi andare per la terra sanza grande bisogno, o di femmina che partorisse o per alcuno infermo1. Sappiate che ciascuna porta guarda mille uomeni; e non crediate che vi si guardi per paura d’altra gente, ma fassi per riverenza del signore che lá entro dimora e perchè gli ladroni non facciano male per la terra. Ora v’ho contato di sopra della cittá: or vi voglio contare com’egli tiene corte e ragione, e di suoi gran fatti, cioè del signore.
Or sappiate che ’l Gran Cane si fa guardare da dodicimila uomeni a cavallo, e chiamansi questi «tan» (chescican), cioè a dire2 «cavalieri fedeli del signore»; e questo non fae per paura. E tra questi dodicimila cavalieri hae quattro capitani, sí che ciascuno n’hae tremila sotto di sè, de’ quali ne stanno sempre nel palagio l’una capitaneria, che sono tremila; e guardano tre dí e tre notti, e mangianvi e dormonvi. Di capo degli tre di questi se ne vanno, e gli altri vi vengono; e cosí fanno tutto l’anno. E quando il Gran Cane3 vuol fare una grande corte, le tavole istanno in questo modo. La tavola del Gran Cane è alta piú che l’altre, e siede verso tramontana, e volge il volto verso mezzodie. La sua prima moglie siede4 lungo lui dal lato manco; e dal lato ritto, piú basso un poco, seggono gli figliuoli e gli nipoti e suoi parenti che sieno dello imperiale lignaggio, si che il loro capo viene agli piedi del signore. Poscia seggono gli altri baroni piú a basso, e cosí va delle femmine: che le figliuole del Gran Cane signore e le nipote e le parenti seggono piú basso dalla sinistra parte; e ancora piú basso di loro