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82 | le selve |
Occultandosi, al sorgere o al cadere;
Ciò che il rapido volgere dell’anno
Rechi col varïar delle stagioni;690
Qual sia d’arar, qual di falciare il tempo;
Ciò che d’Olenio apportino le stelle;
Quale riversi grandine funesta
Lo Scorpione sui colli; di che nembi
Orïon vada carico; quai piogge695
Addensino o il Delfin ch’Arïon preme,
O le Pleiadi, o l’Iadi fanciulle,
O il vecchio Arturo; donde traggan l’erbe
I prezïosi umor; perchèFonte/commento: norm. alle biade
La ruggin noccia ed alle viti il secco;700
Qual cosa valga a sperdere le nebbie,
A tener lungi le tempeste; quale
Sia l’indole de’ venti o la ragione
Onde il nubilo ciel si rassereni;
Quali la notte d’ogni luce muta,705
Quali la mestrua luna indizi rechi,
Stella paret; quid quadruplici celer afferat annus
Cardine; quae sulcis, quae sint stata tempora messi;
Quidque pecus vehat olenium; qua grandine colleis
Trux nepa dilapidet; quo turbine surgat Orion;
Quos glomerent imbreis aut pressus Arione delphin,455
Aut Pleas, Arcturusque senex, Hyadesque puellae;
Unde bibant herbae divini pocula lactis;
Cur rubigo satis uredoque vitibus obsit;
Quid nebulas abigat tempestatesque repellat;
Quod vento ingeninm; quae nubes causa serenet;460
Quidque silens moneat, quidque intermenstrua Phoebe,