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70 le selve

E degli armenti; vigile d’attorno475
È la turba de’ cani, e lo spartano
Audace veltro ed il crudel molosso.
Gli dà fuoco la selice percossa,
Il rio dolci acque, che la mano attinge,
E biade il campo; a lui non cacio o latte480
Fanno difetto, non silvestri cibi;
Alta si leva in su la rupe l’elce
E gli distilla dalla scorza il miele,
E con le rame cariche le ghiande
Gli somministra. Amori suoi le balze485
Sono, i deserti frondeggianti boschi,
Le fredde scaturigini, gli spechi,
Le roride amenissime convalli,
E le forre ed i zefiri, e l’arguto
Gorgheggiar degli augei, le Ninfe, i Fauni490
Ed i piccoli Satiri capripedi,
Pane dal volto rubicondo, e, cinto
Le tempie di cipresso, il Dio Silvano,




Sylvarurn et pecoris dominus; stant seduta circum
Turba canes, audasque lacon acerque molossus.
Dant ignem extritum silices, dant flumina nectar315
Hausta manu, dat ager cererem; non caseus aut lac
Lucorumve dapes absunt; stat rupibus ilex,
Mella ferens trunco plenoque cacumine glandem.
Illi sunt animo rupes frondosaque tesqua,
Et specus, et gelidi fontes, et rosida tempe,320
Vallesque, zephyrique, et carmina densa volucrum,
Et nymphae, et fauni, et capripedes satyrisci
Panque rubens, et fronte cupressifera Sylvanus,