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di angelo poliziano | 69 |
Sottil l’oro contesto, effigïante
Vive sembianze, quali un dí ritrasse
Pergamo già con maestrevol ago,460
E quali con le spole risonanti
Finsero Memfi e Tiro e Babilonia;
Ben ei giace su molli erbe disteso,
Ove un cavo macigno apresi in antro,465
O dove il salcio al sussurrar de’ venti
Le sue chiome abbandona, e o canne o infisse
Verghe tra loro con corteccia unisce.
Raccomandata a lievi travicelli,
Sta di fronde contesta la capanna,
Che la paura e le seguaci cure470
Non osin penetrare, in cui giocondi
Sensi alimenta nel tranquillo core
E di sonni durevoli conforta
Le sue membra il signor delle foreste
Textile nec tenero subtegmine fulgurat aurum
Spiranteis referens vultus, quae Pergamos olim
Artifici descripsit acu, quae stantina Memphis
Quae Tyros et Babylon radio pinxere sonanti;
At jacet in molli projectus cespite membra,305
Qua cavus exesum pumex testudinat antrum,
Quave susurranti crinem dat aquatica vento
Arbor, et aut calamos aut fixa hastilia jungit
Cortice: statque levi casa frondea nisa tigillo,
Quam metuant intrare pavor curaeque sequaces,310
Sub qua jucundos tranquillo pe[c]toreFonte/commento: Barbèra, 1867 sensus
Nutrit inabruptoque fovet sua corpore somno