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di angelo poliziano 65

Chiama piangendo il vitellin smarrito,
E la gran selva inconsolabilmente385
Di sue querele flebili riempie.
Ogni bosco, ogni valle ed ogni stagno
Ne rintrona: piú volte ella gemendo
Qua e là trascorre per le foscheggianti
Macchie e foreste; al monte ed alla stalla390
Riede piú volte ad indagar, nel suo
Desiderio struggendosi; e dolcezza
Niuna di paschi, o allettatrice fronda
Di salcio, od erba rugiadosa, o vaghi
Fiumi tra verdi margini scorrenti395
Con tenue mormorío di limpid’acqua,
Han la sua doglia d’alleviar possanza.
Salta il puledro via pei verdi campi,
E nel fuggir suo celere deliba
Il sommolo dell’erba, o d’alto monte400
Gli aspri gioghi guadagna e la sferrata
Unghia sua batte il torrente sassoso:




Flet vitulum moesta absentem mugitibus altis
Mater, et immensam raucis miseranda querelis255
Sylvam implet; boat omne nemus vallesque lacusque:
Illa nigros late lucos saltusque peragrat
Crebra gemens, crebra ad montem stabulumque revisit
Tabescens desiderio, non ulla dolorem
Pabula nec salicum frondes nec gramina rore260
Sparsa levant, non quae viridi vaga flumina ripa
Perspicuam tenui deducunt murmure lympham.
Prata tener persultat equus libatque volucri
Aequora summa fuga, aut alti subit aspera montis
In juga, saxosumque amnem pede plaudit inermi:265



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