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di angelo poliziano | 59 |
Ch’è talor bianca, or rossa, or degli amanti275
Del pallido colore; appena nato,
Manca il ligustro piú che neve intatto;
Né vive a lungo il giglio che rinnova
De’ fior materni il calice; men brevi
I purpurei amaranti hanno i lor giorni;280
Qui scritto ha il suo dolor Giacinto in grembo,
Qui a Cerere diletto e pien di sonno
Il papavero dorme; qui Narciso
Si specchia; ma colà nutrono l’aure
Il zafferan che il suo spande all’in giro285
Soavissimo odor noto ai teatri:
Né il radïante fiorarrancio niega
I suoi splendori, o il tribolo è discosto;
Tirio colore quella biada veste,
Questo cespo di vivo oro fa pompa290
E questi fiori i candidi lapilli
Albet enim rubet et pallorem ducit amantum;185
Ut sunt orta cadunt, nive candidiora, ligustra;
Nec longum durant calathos imitata parentis
Lilia, sed longum stant purpurei amaranthi;
Hìc salaminiaci scribunt sua nomina flores;
Hìc gratum Cereri plenumque sopore papaver190
Oscitat; hìc inhiat sibimet Narcissus; at illic
Corycios alit aura crocos, notumque theatris,
Aëra per tenerum, flatu dispergit odorem:
Nec jam flammeolae connivent lumina calthae,
Nec melilotos abest; tyrium seges illa ruborem195
Induit, hìc vivo cespes se jactat in auro:
Hae niveos hae cyaneos superare lapillos