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di angelo poliziano | 55 |
Ei modera e reprime; or di sostegno
La debole soccorre, ora il pollone205
Stretto al sen dell’amata genitrice
Costringe al solco, e a lei vicin l’interra,
O dallo stesso grembo della madre
Piangente lo divelle, e via crudele
Lo mena, e altrove a viver lo conduce.210
Che dirò poi come gentil si faccia
Per altri succhi l’albero nostrano,
E in che modo ne’ tronchi aspri s’innesti
A marza od a bocciuol novo germoglio?
Poi che unir non si piace occhio con occhio215
La balda primavera, ma l’estate
Nel suo colmo; l’estate che i mannelli
Ammonticchiati trebbierà; l’estate
Che il riposto baccel trarrà dal guscio;
L’estate dalla qual, mentre in su l’aia220
Rimonda il vento le raccolte biade,
Deciduam, charaeque haerentem in pectore matris
Acclinat sobolem sulco juxtaque propagat,
Aut ipso durus genitricis ab ubere flentis
Abscisam rapit atque alio traducit alendam.
Quid dicam, externis cum se vernacula succis140
Robora nobilitant, peregrinaque segmine duri
Accipiunt trunci aut discreto germina libro?
Namque oculis oculos non blandi tempora veris
Jungere sed mediis gaudet fervoribus aestas;
Aestas congestos Cereris tritura maniplos,145
Aestas absconsum siliqua excussura legumen,
Aestas qua grandes expectant horrea messes,