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di angelo poliziano 51

Della selva recisa; ecco il villano,
Della stagione che s’avanza esperto,
D’una segreta cura ardere in core:135
Di qual albero sia convenïente
Fornire il plaustro a’ buoi, di quale il giogo
Fabbricarsi o l’aratro. Indugio all’opra
Ei non frapponga, e al suol del vecchio faggio
E della dodonèa quercia recise140
Cadan le cime, e gli olmi, di lor frondi
Spogli, ed i lauri echeggino d’intorno
Dalla bipenne valida percossi.
Poscia dal fumo ciaschedun de’ legni
Provato al focolar, novella forma145
Assuma, e a uffici vari si destini.
La voce della gru, che tra le nubi
Schiamazza, a un tratto il villico riscuote,
Mentre il bel gallo dalla cresta eretta
Con lo sbatter dell’ali il giorno chiama.150




Ecce e sagax tacitam venientis rusticus anni90
Curam corde coquit, qua bubus ab arbore plaustrum
Dedolet, unde juga et curvum fabricetur aratrum.
Nec mora, quin veteris truncata cacumina phagi
Chaoniaeque cadant quercus, nudataque ramos
Ulmus et audaci laurus sonet icta securi;95
Quarum quaeque novam, fumo explorata calenti,
Vertitur in faciem diversaque munia tractant.
Continuo auditus gruis inter nubila clangor
Agricolam citat, et crista spectabilis alta
Auroram gallus vocat applaudentibus alis.100