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di angelo poliziano 49

La marzïal ferocia. Che di guerra
Se lo appelli il fragore, e chi piú lesto
A vestir l’armi? Chi piú risoluto100
Nell’infrenar col premere del morso
Il destrier che ricalcitra? o nel sangue
Di valorosi a immergere la spada?
O la picca a lanciare? o il giavellotto
A sprigionar dall’arco, o aprirsi il passo105
Con l’asta prepilata intra i nemici?
Chi potrà col robusto agricoltore
Vincer la prova, o faccia d’uopo un vallo
Costruire, o ricingere d’un’alta
Trincea l’accampamento, o contro all’oste110
Nemica dirizzare un petrïere,
Che con fracasso orribile, e fulmineo
Roteare, balestri enormi sassi
Per abbattere al suol moli superbe;
Chi nel trascorrer vigilante scòlta115
La notte insonne, o nel compir segreta




Quod si bella vocent, quis ad aspera promptior arma?
Aut quis equum sternacem arctis fregisse lupatis
Acrior? aut forte in mucrone haurire cruorem?
Aut torquere sudem? aut nervo exturbare sagittam?
Aut praepilatis aciem perrumpere contis?70
Quis certet duro agricolae? seu ducere vallum,
Seu sit opus celso praecingier aggere castra;
Seu fronte adversa tormentum figere ahenum,
Quod tonitru horrifico magnas sternentia turres
Ardua fulmineo jaculetur saxa rotatu;75
Seu vigil insomnem peragat custodia noctem;



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