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di angelo poliziano | 35 |
Con grande fama celebra la gloria;510
Perocché, né le sue mura battute
Da quadrighe belligere, né i pensili
Giardini suoi potrebbe Babilonia
A confronto recarne, o Delo il corneo
Altare di mirabile lavoro,515
O la splendida Rodi dell’immane
Febo la mole; non Caria il sepolcro
Tuo, Mausòlo; non Elide l’eburnea
Fidiaca statua; e non potría neppure
Lo stesso labbro del loquace egizio520
Esaltar le piramidi superbe;
Da poi che queste o ruinar percosse
Di Nettuno dal valido tridente,
Ovvero dalle tue frecce, o Plutone,
Od al feroce imperversar soggette525
Delle tempeste o all’impeto de’ venti,
Perirono consunte, o a poco a poco
Venner corrose dall’edace tempo.
Gloria septena celebrat spectacula fama.
Nam neque belligeris Babylon pulsata quadrigis
Moenia, nec liquido pomaria pendula coelo
Conferat; aut dextris consirucia altaria Delos
Cornibus; aut vasti molem Rhodos aurea Phoebi;330
Non Cares, Mausole, tui caelamina busti;
Phidiacum non Elis ebur; non ipsa superbas
Pyramidas jactet lascivi lingua Canopi.
Namque haec aut valido Neptuni quassa tridenti,
Aut telo, Summane, tuo traxere ruinam,335
Aut trucibus nimbis aut irae obnoxia cauri,
Aut tacitis lenti perierunt dentibus aevi.