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di angelo poliziano 33

Una melliflua, rorida dolcezza,
I cui versi divini ardentemente
Brameranno emular nel canto innocuo
Le figlie d’Acheloo, su la cui bocca
Lusinghevoli avran sede le Grazie,480
Cui fia che intera i secoli vetusti
Cedan la gloria lor, maravigliando.
Ed anche tu, che avara te ne mostri
Verso i tuoi duci, a lui tributerai
Liberamente onori, alto, sorgendo485
Ad acclamarlo ne’ teatri, o Roma.

Come ciò dal fatidico suo petto
Manto ebbe espresso, il volto ricompose,
Ed al suo alunno tenera sorrise;
E, baciandolo in bocca, il divin estro490
Gl’infuse in core e gl’inspirò l’ardire,
E quindi nel leggiero äer disparve.




Rosida mella fluent, cujusque acheloia Siren305
Gestiet innocuo divina poemata cantu
Flectere, cui blandis insidet Suada labellis,
Cui decus omne suum cedet stupefacta vetustas.
Ipsa illi, quem vix ducibus largiris, honorem
Sponte feres, totoque assurges, Roma, theatro.„310
Haec ubi veridico fudit de pectore Manto,
Composuit vultum, teneroque arrisit alumno;
Osculaque ore le gens sacrum inspiravit amorem,
Afflavitque animum; tenuesque recessit in auras.



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