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di angelo poliziano 25

E rapirà col furïar dell’onde
Terribili, e coi nembi agli Afri lidi:
A lui Didone, del futuro ignara,330
(Questo il volere de’ Superni) stanza
Entro il cor suo darà, nella sua reggia.
E dell’empio Sinon gl’infingimenti,
E dei Greci gl’inganni, e i falsi giuri
Dell’incostante gente, e Pergamo arsa335
Dalle ree fiamme, e se stesso, dal mare
E dalla terra travagliato, l’ospite
Alla regina narrerà. La fiamma
Amorosa per gli occhi avidamente
Ella berrà frattanto, e, notte e giorno,340
La furibonda passïon nell’alma
Nutrirà l’infelice. Alfin nel meglio
Della caccia, la pronuba Giunone
Súbita pioggia effonderà dal cielo;
E Imen sarà nella deserta grotta,345
Né alcuna teda avrà, triste presagio!




Laomedontiaden, undisque et turbine saevo215
Auferet in Libyen; quem Dido ignara futuri
(Sic placitum superis) animoque domoque receptet.
Reginaeque hospes, diri commenta Sinonis,
Mendaces Grajos, vanae perjuria gentis,
Et populata malis neptunia Pergama flammis,220
Se quoque jactatum referet terraque marique:
Illa avidis bibet ignem oculis, noctemque diemque
Nutriet infelix vesanum pectore amorem.
Venatu tandem in medio Saturnia nimbum
Pronuba diffundet; soloque Hymenaeus in antro225
Affuerit; nullasque faces, moestum, afferet, omen!;