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tulliano la sua Quintilia. Fileta di Coo, critico e poeta, fiorito intorno al 300, cosí esile e gracile di costituzione, che soleva, dicesi, portare nelle scarpe suole di piombo per non essere menato via dal vento, fu elegiaco di bella fama. Fu inoltre grammatico, e, come tale, lasciò un glossario. Ultimo viene Mimnermo, molle e malinconico, il quale soleva dire che nulla v’ha al mondo di giocondo senza l’amore. Le sue poesie di carattere sentimentale e romantico spirano tutte l’amorosa passione, non corrisposta, verso una sonatrice di flauto, Nanno. Per maggiori particolari intorno a questo poeta, V. Mimnermo: Studio e versione metrica di G. Vanzolini; Ancona, A. G. Morelli, 1883.

Pag. 201, v. 867 sgg.

* Bucolici Greci: Mosco e Bione; Latini: Virgilio e Calpurnio.

Pag. 202, v. 874 sgg.

Lirici greci (compilo dal citato Commento del Del Lungo): Pindaro di cui si favoleggia: “Nella sua prima gioventú andando Pindaro, ancor giovinetto, verso Tespi, in sul caldo del mezzodí, fu preso dalla stanchezza del sonno; e cosí sopravvia, si sdraiò per riposare. Ecco uno sciame d’api a deporre sulle sue labbra, mentr’ei dorme, i lor favi....„. La poetessa di Tanagra è Corinna, della quale racconta Plutarco che, consigliato il giovinetto Pindaro a ornare di miti la sua poesia, quand’egli le presentò un inno i cui primi sei versi, toccano di quasi tutta la mitologia tebana, sorridendo esclamasse: “Con la mano, t’avevo detto: questo è seminar col sacco„. Essa medesima scese nell’agone poetico con Pindaro e lo vinse piú per ragion della lingua e della sua maravigliosa bellezza. Di Pindaro abbiamo le odi: Olimpiche; Istmiche; Pitiche; Nemèe (il Poliziano nominandole allude alla favola che il leone Nemèo, domato da Ercole, fosse generato dalla Luna). Trattò anche altri generi; gl’inni, gli encomi, i treni ecc. “Sonando (dice Pausania) il nome di Pindaro per tutta la Grecia, ebbe dalla Pitia l’ultimo suggello di gloria; la quale comandò che di tutte le offerte che si recavano in Delfo ad Apollo, toccasse una parte a Pindaro„. Anche il Dio Pane onorò il grande