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246 | le selve |
spedizione); Apollonio, che, nato in Alessandria, emigrò a Rodi; Publio Terenzio Varrone della Gallia Narbonese; Caio Valerio Flacco, padovano, che ci lasciò incompiuto il suo poema imitato da Apollonio.
Pag. 186, v. 599 sgg.
Esiodo, di cui scrive Quintiliano: datur ei palma in illo medio genere dicendi, si attiene, al giusto mezzo raccomandato da Dedalo al figliuolo. Il Poliziano enumera quindi le opere del Poeta, seguendo la tradizione (al qual proposito vedi la nota precedente ai vv. 557 sgg); tocca della triste sua fine e del sepolcro di lui in Orcomeno (terra di Minia) dove furono raccolte le sue ossa, ritrovate per un oracolo pitico sotto un masso, su cui stava una cornacchia.
Pag. 188, v. 629.
Pisandro da Rodi, autore di un’Eraclea in 2 o 12 libri, che rappresentava le dodici fatiche d’Ercole, raffigurandolo con la pelle di leone e la clava.
Pag. 188, v. 634.
Paniasi o Paniassi, nativo di Alicarnasso, scrisse anch’egli sull’esempio di Pisandro un’Eraclea in 14 libri, e meritò che gli fosse assegnato un posto ragguardevole accanto a Omero ed Esiodo.
Pag. 188, v. 638.
Euforione di Calcide, autore di molte epopee mitologiche, scrisse un poema: Mopsopia, che è una serie incomposta di storie e tradizioni intorno all’Attica (Mopsopia).
Pag. 189, v. 642.
Tirteo, secondo la leggenda, era zoppo.
Pag. 189, v. 643.
Partemio di Nicea, poeta elegiaco, autore di una Metamorfosi.