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di angelo poliziano 233

gnato alla terra la sementa del grano. Tutti attendevano a darsi bel tempo, a far conviti, a giocare, a regalarsi a vicenda: le scuole, i tribunali, le botteghe erano chiuse.

Può essere che si trovi a ridire sul compes, reso con la parola calzare. Se cosí fosse, non rimane che sostituire, a quello ora esistente, il verso che segue: Ma di lana la fascia ond’ha il pie’ stretto, ecc.

Pag. 102, v. 124. sgg.

Ecco la favola: Ino, figlia di Cadmo, tebano, era moglie di Atamante re d’Orcomeno, a cui ella aveva partoriti Learco e Melicerte. Essa prese a educar Dionisio figlio di Semele sua sorella, della qual cosa adiratasi Era fece andare in frenesia Atamante. Questi, negli eccessi di furore, uccise Learco, e perseguitò Ino e Melicerte, ond’ella insieme col figlio si gettò in mare, e ambedue, per mercé di aver allevato Dionisio, furon elevati al grado di Dei marini. (V. Manuale della religione e mitologia dei Greci e dei Romani di E. G. Stoll; Firenze, Paggi, 1866, pag. 116, 7.)

Pag. 102, v. 130 sgg.

Non ci è quasi poeta antico, annota il Del Lungo, cominciando da Omero, che non abbia fatto pianger Tetide pel suo Achille, ucciso da Paride coll’aiuto di Apollo.

Tetide è una delle Nereidi piú ragguardevoli: fu allevata da Era, e, contro sua voglia, data in moglie a Peleo, mortale. Ambivano la sua mano Zeus (Giove) e Posidone; ma, avendo presagito Temi che il figlio di lei sarebbe divenuto piú grande del padre, ne deposero il pensiero. Allorché Zeus corse pericolo d’essere legato dalla moglie Era e dal fratello Posidone, Tetide fece venir su dal mare Briareo, dalle cento braccia, il quale spaventò i congiurati. Questi brevi accenni servano in qualche modo a chiarire le allusioni mitologiche del Poliziano.

Pag. 104, v. 166.

È qui rammentata la strage dei Niobidi. Niobe, moglie di Anfione re di Tebe, altiera per la sua numerosa prole ardí paragonarsi con Latona che aveva due soli figli. Per