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di angelo poliziano 229


Pag. 34, v. 508.

Accenna alle sette maraviglie del mondo: le mura di Babilonia di tale larghezza da consentire l’incontro di due quadrighe; i giardini di Semiramide; l’ara cornea nel tempio di Delo; la statua colossale di Apollo in Rodi; il monumento a Mausòlo, re di Caria, fattogli erigere in Alicarnasso dalla moglie Artemisia II; il Giove di Fidia; le piramidi d’Egitto.

IL CAMPAGNUOLO.


* Questa selva giudicata non gran cosa dal terribile Giulio Cesare Scaligero (Poët., VI) pare al Menke, come a molti che la lodarono innanzi di lui, e come parrà, credo, ai moderni lettori, soave ed elegantissima poesia; e per copia e spontaneità d’immagini (tanto difficile a un dottissimo, in soggetto tutto esiodèo e virgiliano), e proporzione di disegno, preferibile ad alcun’altra: io dirò francamente a tutte tre le altre.

Mi associo pienamente al giudizio dell’illustre maestro, dal quale anche i lettori son certo non dissentiranno.

Pag. 50, v. 120.

Milziade, il quale nel 490 a.C. debellò i Persiani in Maratona, villaggio dell’Attica, presso il mare.

Pag. 53, v. 178.

Allude alla nota favola di Progne, figlia di Pandione re d’Atene, la quale, perseguitata dal marito Tereo, fu cangiata in rondine.

Pag. 58, v. 272 sgg.

Cfr. la descrizione del giardino di Venere nella Giostra, st. LXXIX.