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di angelo poliziano | 221 |
Il giovin figlio, mio pensier supremo,
Del genitore seguirà gli esempi,
Le virtú seguirà, degno rendendo
Sé di tanto lignaggio. Non ancora
Ei tre lustri ha compiuto, e già dei sommi1220
Greci l’opere insigni, ecco, traduce
Nel latino idïoma; e in su la lira
Carmi soavi modula; e me segue
Per i tragitti delle aonie selve,
Avidamente guadagnando l’erta;1225
E me già incalza affaticato, e primo
Va quasi omai. Deh, cosìFonte/commento: norm., voglia il cielo
Ch’egli prosegua, e me con maggior lena
Superi, e lungi incontanente lasci!
Meglio si plauda al caro alunno, e due1230
Volte cosí, trionfatore lui,
Celebrata sarà la gloria mia.
Ibit in exemplum natus, mea maxima cura,780
Ibit in acta patris, sese tanta indole dignum
Praestabit. Lustris nondum tribus ecce peractis,
Jam tamen in Latium graiae monimenta senectae
Evocat; et dulci detornat carmina plectro;
Meque per aoniae sequitur compendia sylvae785
Ereptans avide montem, jamque instat anhelo,
It jam pene prior. Sic, o, sic pergat! et ipsum
Me superet majore gradu, longeque relinquat
Protinus! et dulci potius plaudatur alumno,
Bisque mei victore illo celebrentur honores!790