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220 | le selve |
L’aspra civil battaglia, a un tratto, in cielo
Agevolmente te ne fuggi, lieto
Di attingere del Ben l’eccelsa mèta.1200
E quel che studio e che gravoso incarco
Reputan altri, a te qui lia diletto;
Qui, dalle brighe di governo affranto,
Ritemprando il vigor stanco ne’ carmi.
O per mente sí nobile felice!1205
Felice te, cui tante fu concesso
Ricostruir nell’anima vicende,
CosìFonte/commento: norm. nobili cose nella vasta
Mente alternare, e cure sí diverse
Stringere insieme! Che se mai presagio1210
Lusinghevole il mio cor non alletta,
Se la divozïon, se il lungo amore,
Se vano orgoglio il precettor non trae
A dar lode soverchia all’opra sua,
Né m’inganna modesta esperïenza,1215
Otia et urbanos, thyrso exstimulante, labores,
Mox fugis in coelum, non ceu per lubrica nisus,
Extremamque boni gaudes contigere metam.
Quodque alii studiumque vocant durumque laborem,770
Hic tibi ludus erit: fessus civilibus actis,
Huc is emeritas acuens ad carmina vires.
Felix ingenio! felix cui pectore tantas
Instaurare vices, cui fas tam magna capaci
Alternare animo, et varias ita nectere curas!775
Quod ni blanda meum lactant praesagia sensum,
Ni pietas ni longus amor ni vana magistros
Aura suo nimios jubet indulgere favores
Quemque operi, ni me tacita experientia fallit,