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di angelo poliziano 215

Oscuro, e te, piú ch’altri licenzioso,v14
Ànsere. Questi un libro d’epigrammi
Scrisse vario di metri e d’argomenti;
Quello mordaci poesie compose;1110
Di volgari facezie infarcí l’uno
Le menippèe; satiri agresti l’altro
Ignudi espose; ed in mille altri carmi
Rivelate si fur novelle forme.

Le quali tutte, se per me già gli anni1115
S’addoppiasser da Nestore vissuti,
Se l’infinite voci della fama
Si concentrasser nel mio seno, e il petto
Mio qual d’un inflessibile metallo
Suono rendesse, io non avrei del verso1120
Entro la cerchia d’infrenare osato,
E non potrei ridire o rintracciare
Di cosí grande vetustà la culla.




Et cinnam obscurum, teque, ore protervior, Anser.710
Pammetron hic cecinit; Sillos dedit ille licentes;
Ille menippeae joca miscellanea perae
Infersit; satyros alius nudavit agrestes;
Et patuere novae per mille poëmata curae.

Quas ego, si pyliae duplicentur tempora vitae715
Jam mihi, si cunctas nostra in praecordia voces
Fama ferat, rigidoque sonent haec pectora ferro,
Non amplecti ausim numero, non ore profari
Evaleam tantaeve situm indagare senectae.