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212 | le selve |
Ed Accio col magnifico suo stile
Ecco in vista si pone anche; e Pacuvio1055
Lui che canta, gridando alto, disturba;
Mentre sua Musa il nitido Secondo
Ostenta. Ed a costoro Èupoli aggiungi,
Che falsa diceria vuol giú nel mare
Dall’alto d’una nave rovesciato1060
Dal figliolo di Clinia; ed Aristofane
Arguto, che di nuvole leggiere
Sparso avea il ciel su la città d’Atene;
E Cratino beon; tutti la scena
Esagitanti col mordace riso.1065
Aggiungi quei della commedia nuova,
Che la morale e i multiformi aspetti
Della vita domestica rispecchia:
Menandro, a cui già i posteri devoti,
E volente Filemone medesimo,1070
Restituir la palma; un’infinita
Ecce et grandiloquo semet quoque suggerit ore
Accius, et magna conturbat voce canentem
Pacuvius; nitidumque ostentai musa Secundum.
Adde et, mordaci quatientes pulpita risu,
Eupolin, in medium quem mendax fabula pontum680
Cliniadae manibus puppi deturbat ab alta;
Quique leves nebulas actaeae effuderat urbi,
Salsus Aristophanes; compotoremque Cratinum.
Adde novos etiam soccos, exemplaque morum,
Et variae specimen vitae: jam grata Menandro685
Posteritas, ipsoque volente Philemone, palmam