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211 | le selve |
Videro Serse ruinare in fuga,1035
Tespi uscí, cui Solone, equo e prudente,
Le finzïoni sue tragiche impose
D’abbandonar. Tre quindi in avvenire
La nobil palma si conteser: Eschilo
D’una testuggin vittima, che a caso,1040
Sovra il capo dall’alto gli piombò;
Il veglio a cui pel conquistato alloro
Il troppo gaudio cagionò la morte;
E colui che da rabidi molossi
Sbranato, pia la Macedonia copre;1045
La settenaria pleiade vien presso.
Lascerò gli altri, che neppure a cento
Lingue sarebbe di notar concesso,
Alla fortuna loro, alla lor fama;
Se non ambisca tuttavia d’opporre1050
Il suo Tieste, Vario, o a me non vanti
Il proprio vate Cordova, del quale
L’erculea furia tremar fea l’orchestra:
Auctorem perhibent Thespin, quem justa Solonis
Cura Cothurnatis jussit descendere plaustris.665
Tres porro insignem sibi defendêre coronam:
Aeschylus aeriae casu testudinis ictus,
Quemque senem meritae rapuerunt gaudia palmae,
Quemque tegit rabidis lacerum pia Pella molossis.
Invasere locum Plias septena secundum.670
Quippe alios, quos nec centum sit dicere linguis,
Fortunae nunc quemque suae famaeque relinquam:
Ni latium Varius tamen objectare Thyesten
Ambiat; atque suum jactet mihi Corduba vatem,
Cujus ad herculeum tremefacta orchestra furorem est:675