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181 le selve

Rupi e boschi a sé trasse, auree le stelle
Or con le corna sue fulgide attrae.500
E perfino l’immagine di lui
Presso Libetra di sudore un giorno
Divin tutta stillò, della vittoria
Del Macedone conscia. Onor sí grande
S’ebbe anche morto il getico poeta!505
Ma tu che avevi all’immortal maestro,
Carme soave, il tuo Cratère offerto
Ai secoli avvenir lanciando il nome,
Tu le minori deità cantando
Affascini, o Musèo. Lino per altro510
Scaglia non poche maledizïoni
Contro il suo alunno indocile, e lo chiama
Smemorato e insoffrente di lavoro;
Ond’Ercole una volta, disdegnando
L’autorità del precettor suo dotto,515
Ribelle, sopra il venerando capo




Sic nunc stelliferis agit aurea cornibus astra.
Quin et, pellaei quondam praesaga triumphi,315
Delicuit sudore sacro libethris imago.
Tantus honor getico fuit, et post funera, vati!
At tu, qui merito dulcem cratera magistro
Obtuleras, volucri penetrans in saecula fama,
Cantando trahis elysios, Musaee, minores.320
Contra autem indocilem nimis execratur alumnum,
Immemoremque Linus vocat ingratumque laborum
Amphitryoniaden; qui quondam triste perosus
Doctoris magni imperium, veneranda rebelli