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178 | le selve |
E non soltanto orribili ferite,
Ma tenebrosi morbi alla potenza445
Cesser de’ carmi: né de’ vati gl’inni
Furono un tempo a’ sacri riti ignoti:
Negli arcani scongiuri, in varie forme,
Le magiche parole anzi atteggiàrsi.
Né mendace racconto è ch’Anfïone450
Dell’arcadico suo plettro col suono
Commovesse le pietre, e che d’Orfeo
La lira ai fiumi sospendesse il corso,
Che il sospir ne seguian dall’ime valli,
E che gli spechi con le fiere loro,455
Le stesse rupi co’ pierî faggi
Alla soave melodia traesse,
E che l’augel, librandosi nell’aria,
Lievemente dibattendo l’ali,
Tosto come impigliato il voi fermasse.460
Dischiuse pure il Tartaro le porte
Saeva, sed et caecos vincebant carmine morbos:280
Sacrifici quondam nec dîs ignara poetae
Nomina: quin magicas arcano murmure linguas
In varios duxere modos. Nec fabula mendax
Parrhasio lapides movisse Amphiona plectro,
Orpheos atque lyram curva de valle secutas285
In caput isse retro liquido pede fluminis undas;
Cumque suis spelaea feris, cum rupibus ipsis
Dulcia pierias properasse ad carmina fagos;
Quaeque avis applauso librarci in aëre pinnas,
Pene intercepto vix se tenuisse volatu.290
Illius argutis etiam patuere querelis