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di angelo poliziano | 175 |
Stirpe famosa; o il salmeggiante a Dio390
Re, che fanciullo, al Filisteo colosso
Dal fulmin della sua fionda abbattuto,
Recise il capo; e te che le superbe
Cupole ergesti al tempio di Soría,
O sapïente e ricco Salomone,395
E della sposa che d’amor si strugge,
Trepida, aulenti i baci celebrasti?
Levaron gli uni cantici al Signore
Benedicenti; cosí, pria che il fronte
Gli folgorasse di splendor sovrano,400
A piede asciutto il rubro mar varcato
E Faraon ne’ vortici travolto,
Mosé disciolse un trionfale a Dio
Inno di grazie; e tu, figliuol di Iesse,
Adolescente, che pur or nomai,405
Che la dolcezza delle salmodíe
Con le battaglie strepitose alterni,
Tu plachi Iddio con la virtú del canto:
Psallentemque deo regem, qui turbine fundae
Icta philistaeo secuit puer ora giganti;
Teque palaestini laqueantem culmina templi,
Mentis opumque potens, Salomon, nec odora tacentem250
Oscula solicito languentis amore puellae?
Pars hymnos fudêre Deo: sic maximus ille
Nondum clara sacris radiatus tempora Moses
Ignibus, ut rubras sicco pede transiit undas,
Demerso insignem cecinit Pharaone triumphum;255
Tuque puer, modo dicte mihi, jessaee, vicissim
Dulcia terribili mutans psalteria bello,