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di angelo poliziano | 171 |
Nereo pur sciolse ad inspirati accenti,
Nereo dell’Oceàn Nume vetusto,
Come antica la Fama ne tramanda;320
E tu, saggio Prometeo, che alle pure
Stelle involata una favilla, indarno
Il satiro, ammirante e fascinato
Dallo splendor magnifico, ammonivi
Che non cedesse alla lusingatrice325
Brama di stringer e baciar la fiamma.
Ed ecco pur di Focide la grotta,
Che nel monte vaneggia, sovra cui,
Da opposti lidi, l’aquile di Giove
Raccolsero l’ugual nerbo dell’ali,330
Sonar dell’alma Temi ai vaticinî;
La quercia dodonèa, cosí, lo stesso
Giove fece vibrar de’ suoi responsi,
E nelle selve libiche le corna
Crollò presaghe del futuro: Pane335
Ora sonis Nereus, Nereus quem prisca marinum
Dictat fama senem; tuque, o consulte Prometheu,
Qui tenuem liquidis ignem furatus ab astris,
Mirantem frustra satyrum captumque decoro
Lumine, ne flammae daret oscula blanda, monebas.205
Mox quoque phocaico verum mugivit ab antro
Alma Themis, qua rupe pares utrinque volatus
Armigerae posuere Jovis: tum Juppiter ipse
Fatidico movit cantu dodonida quercum,
Praesciaque in libycis concussit coruna lucis:210
Moxque lycaonias Pan carmine terruit umbras: